Poco o nulla poteva fare il nuovo allenatore del Trapani, Alessandro Monticciolo (nella foto). Con un solo allenamento svolto, ne ha cambiati solo tre, rispetto alla gara di domenica (Carboni, Romano e Mokulu per Soprano, Mangiameli e Musso) ed ha schierato i calciatori in campo allo stesso modo delle ultime tre partite, ossia col 4-2-3-1.
Dopodiché, gli ha detto solo: andate e fate del vostro meglio. Sto semplificando, ma la sostanza è questa. La squadra, a dire il vero, non ha lesinato né sforzi né impegno ma anche quest’oggi, opposta alla seconda forza del campionato, il Lamezia Terme, ha trovato ancora una volta di fronte a se una montagna troppo alta da scalare. Tant’è che nella ripresa, rigore a parte, non è riuscita a costruire nessuna azione da rete e dunque non ha saputo dare la zampata vincente, pur rimanendo in superiorità numerica negli ultimi 23 minuti di gioco.
Il 2-2 finale, ottenuto in rimonta per ben due volte nei confronti di un avversario ben organizzato e concreto, esprime le difficoltà attuali della squadra, che non appare mai in grado di cambiare il ritmo alla gara, di produrre un forcing finale arrembante, di creare pericoli per la porta avversaria. No, tutto invece sempre troppo compassato; le nostre azioni morivano come di consueto, una volta arrivati ai 20 metri avversari. Né sono venuti in soccorso le conclusioni a rete su palla inattiva: inesistenti o inefficaci (a dire la verità, ricordo solo una punizione di Kosovan, respinta a fatica dal portiere, poi più nulla).
E non è bastato nemmeno varare il quinto sistema di gioco stagionale, il primo introdotto dal nuovo tecnico, che al minuto 67, quando ha fatto entrare Musso al posto di Falcone, ha schierato la squadra con un inedito 4-4-2.
Meno male che questa volta siamo stati infallibili dal dischetto del rigore, con un bel 2 su 2 di Falcone, il nostro rigorista.
Ciò non toglie che ci siamo distratti dalla marcatura in area di Ferreira in occasione del primo vantaggio ospite, che forse il secondo rigore con un po’ più di lucidità si sarebbe potuto evitare e che in assoluto rimane una sola certezza: ci sarà da lavorare e tanto, sia per l’allenatore, sia per la società.
Anche perché, a fronte di un organico di prima squadra, che ancora non rende come invece il suo valore economico complessivo sembrerebbe fare intendere, si comincia a stagliare all’orizzonte la necessità di capire da ora in poi chi veramente, fra i calciatori, può dare con continuità un apporto incisivo e chi invece no, sia tra gli Under che tra gli over e da qui trarre le dovute conclusioni: giocatori come Merkaj, Kosovan e Romizi non hanno ancora offerto un rendimento pari al loro nome, mentre altri come Didomenicantonio sono discontinui nel rendimento, altri come Gonzalez non danno sempre sicurezza oppure non incidono a sufficienza come Cellamare e Matese ed altri ancora infine non sono ancora pervenuti come Musso, Mascari e Mangiameli.
Unica sorpresa in positivo, assieme a pochissime conferme: Peppino Pipitone, talento puro, classe 2004, costruito in loco e non importato da Etnalandia oppure dal continente.
Vi sembra poco per un organico di 28 calciatori?