Continuano le riunioni. Dopo le alluvioni, gli incontri si sono concentrati a Palazzo d’Alì, sede del Comune. Si contano i danni, si controllano le fogne ma non solo. Si comincia anche a creare qualcosa di nuovo, a pensare al futuro e a ipotizzare progetti per mitigare il problema. Il via-vai è continuo: tecnici, ingegneri, operatori della Protezione Civile e amministratori. Tutti nelle sale per capire come evitare in futuro tutto ciò anche se, purtroppo, molte cose non sono preventivabili.
Ascolta l’intervista integrale realizzata dalla redazione di Trapanisi.it:
“Quando è accaduto il primo grave allagamento, la Protezione Civile aveva lanciato un allerta gialla. La scorsa domenica, dopo una prima valutazione verde, l’allerta è stata aumentata a gialla. Questo testimonia come sia diventato praticamente impossibile preventivare quanta acqua scenderà”. Il primo cittadino Giacomo Tranchida prova a spiegare come ormai ogni singolo acquazzone potrebbe diventare una tempesta che potrebbe mettere a rischio un sistema costruito negli Anni ’60, con la cementificazione effettuata negli Anni ’80 che ha distrutto qualsiasi tipo di “sfogo” naturale.
Prosciugato il lago Cepeo, interrato il canale Scalabrino, eliminate le saline, costruzioni ovunque e sanate negli anni in cui Trapani era figlia delle decisioni della mafia e della massoneria. Adesso, tutti i nodi vengono al pettine con gli impianti che sono inadeguati e si cerca una soluzione. “Ho incontrato RFI e il commissario della ZES che a breve inizieranno due opere molto importanti nel territorio – afferma Tranchida – “.
Nel prossimo futuro, infatti, nascerà un sottopasso ad opera delle Ferrovie che collegherà via Marsala a via Virgilio, punto che praticamente sempre si allaga, e una bretella che unirà la zona commerciale del porto all’imbocco autostradale che sarà effettuata per potenziale la ZES. “Il mio intento era capire se è possibile effettuare anche delle opere a supporto per drenare le acque che provengono dal Monte Erice”. Tutte le acque che provengono dalla zona sud della montagna, infatti, arrivano in via Marsala, che poi fanno pressione sulle condotte di via Fardella e via Orti che quindi non riescono più a defluire. La capacità è sempre limitata. “Ho trovato una disponibilità di RFI e del Commissario della ZES per creare queste opere – aggiunge il primo cittadino – con il supporto di un tecnico individuato dal Comune. Tutto questo è finalizzato alla sicurezza anche e soprattutto delle loro opere”. È ovvio, però, che poi la sicurezza sarebbe per tutta la città. Rifare tutte le fognature è impossibile: si tratterebbe di un lavoro da quasi 70 milioni di euro. Improponibile per le casse comunali e allora l’aiuto di RFI e ZES diventa fondamentale, anche solo per alleggerire un carico pesantissimo.