Tutti possiamo aiutare l’Italia a ripartire! Come? Imparando ad affrontare i cambiamenti!
Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani l’ennesimo studio legato ai danni generati dello stress. Lo stress facilita lo sviluppo dell’ipertensione che rappresenta la risposta fisiologica a condizioni lavorative pesanti e ad stress emotivi.
A malincuore vedo che ci sono, soprattutto in questo periodo, delle persone in situazioni di oggettiva difficoltà economica e sociale che rischiano per di più di sviluppare uno stato di ipertensione stabile con i possibili danni d’organo ad essa correlati come ictus, infarto ecc.
Voglio essere molto chiaro non ho la pretesa di fornire delle soluzioni allo stress, al massimo, come medico, vi potrei suggerire una ottima terapia antipertensiva. Di per sé la risposta psicofisiologica allo stress è “sana” ed utile all’organismo sino a quando però la quantità delle risorse richieste non ecceda quella disponibile.
Se dunque la situazione stressante si protrae eccessivamente nel tempo (condizioni lavorative pesanti, stress emotivi, lutto, ansia e depressione, ecc.) e con essa anche la reazione psicofisiologica allo stress, si attivano dei meccanismi compensatori che producono alterazioni stabili dei sistemi fisiologici coinvolti (cardiovascolare, respiratorio, muscolare, ghiandolare, ecc.); tali alterazioni a loro volta, negli individui predisposti, spesso producono vare tipologie di sintomi psicosomatici, come le cefalee, i dolori muscolari, la sindrome del colon irritabile, l’ansia e l’ipertensione.
Un segno che indica la presenza di un tale stato di alterazione è la capacità/velocità dei sistemi fisiologici alterati dallo stress cronico (ad es. pressione sanguigna e ritmo cardiaco) di tornare allo stato di riposo dopo la presentazione di uno stress.
Per capire quale è il vostro “Stress profile” o profilo psicofisiologico, dovete semplicemente sottoporvi ad una misurazione della pressione sanguigna e del ritmo cardiaco, prima e dopo l’attività lavorativa. Dovete ripetere le misurazioni anche nella vostra giornata di riposo ad esempio di domenica.
Se alla cessazione dello “stressor” uno o più sistemi fisiologici monitorati non tornano rapidamente ai livelli basali, ciò implica che quei sistemi hanno subito alterazioni adattive permanenti a condizioni di stress ripetute o prolungate quindi sarà indispensabile contattare il proprio medico curante, il proprio nefrologo di fiducia o il proprio cardiologo per correre immediatamente ai rimedi.
Inoltre, se dedicherete 5 minuti del vostro tempo a leggere questo post, voglio fornirvi degli spunti di approfondimento che possano generare in voi, cambiamenti di prospettiva nel tentativo di aiutarvi a ridurre lo stress.
So bene che, in questo momento storico, ci sono delle situazioni di vita molto difficili, le ho toccate spesso con mano, lavorando direttamente con molti miei pazienti, che ormai lamentano un disagio economico in crescendo e convivono con la paura di perdere le proprie attività create durante una intera vita. Con grande rispetto e grande umiltà, verso tutti, però penso, anche che non ci sia nulla che non possiamo fare per tentare di cambiare le cose.
Bisogna provare a lavorare sul nostro atteggiamento interiore e sul concetto di adattabilità. Ogni problematica tanto più difficile è, tanto più richiede che ci adattiamo e che impariamo a capire cosa possiamo avere sotto il nostro controllo e cosa invece no.
L’adattamento non è un termine negativo, non vuol dire “accettare” passivamente la realtà ma vuol dire acquisire una forma che ci permette di andare avanti! Come l’acqua, bisogna adattarsi alle cose in modo fluido. Con il dilagare degli eventi un’ottima idea è fare il punto della situazione per tentare di gestire tutte queste novità inaspettate. Dobbiamo quindi comportarci come l’acqua che si muove, si adatta, si trasforma, mantenendo ed accrescendo la propria forza e le proprie energie.
Importante sarà pure affrontare e vincere l’atteggiamento di paura che logicamente abbiamo ogni volta che c’è un cambiamento, che c’è una sfida, che c’è una problematica da risolvere. Ogni volta che ci si pone davanti a qualcosa di nuovo scoppia la paura.
È normale che sia così, però a questa paura ad un certo punto dobbiamo sostituire un atteggiamento più legato alla possibilità, perché è vero che ogni cambiamento potrebbe teoricamente portare ad una situazione più difficile ma potrebbe anche teoricamente portare ad una situazione molto migliore.
Ricordando la famosa frase di Nelson Mandela: “Io non perdo mai… o vinco o imparo” questo è un altro atteggiamento mentale molto molto importante da avere cioè non legarsi alle sconfitta ma far nascere da essa la possibilità di dire “Io oso”: provo a superare questa problematica, provo ad affrontare questo.
Cambio dentro e sono consapevole che posso farcela e posso anche non farcela. Ma se non ce la faccio, questa sarà la mia lezione, per essere migliore per la sfida successiva.
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Punto Salute News è il blog del dottor Andrea Re. È possibile interagire con lui attraverso la sua pagina Facebook.