a cura di Olafec (Compositore/Arrangiatore)
Nota del redattore: Sanremo da sempre è più importante festival della canzona italiana. Abbiamo quindi chiesto ad amico che ne capisce più di noi, una opinione sui brani della prima serata. Olafec non si è tirato indietro, regalando ai lettori di Trapanisi.it una pagella tecnica semiseria delle interpretazioni.
Buona lettura.
Fasma – Parlarmi
L’auto-tune fa da padrone nel 2021 anche per questo brano in puro stile Sanremese. L’extrasistole dovuta alla sosta in pieno inciso è decisamente inaspettata e forse superflua (o necessaria…?) ma compensata dal finale aperto. Porta a casa una sincera sufficienza nonostante il gessato un po’ troppo Corleonese.
#pitchisnotforboy – 6.5
Renga – Quando trovo te
Spettrale introduzione con impercettibile melodia… praticamente parlato. Renga torna (o non è mai andato via) con la stessa chioma e lo stesso look degli ultimi 145 anni. Ahimè per lui l’auto-tune sarebbe stato utile come una pila a combustibile in più sull’Apollo 13 per cui rasenta complessivamente la sufficienza. Penalizzato anche dall’arrangiamento piuttosto invasivo sull’inciso per le invadenti variazioni in sovrapposizione al cantato.
#lessismore – 5.5
Annalisa – Dieci
Nata con le corde vocali già accordate, Annalisa non necessita di auto… focus. Brano con un bel panorama sonoro e dinamica dal giusto respiro. La telecamera le gira intorno come un falco ma lei le termosalda un acuto che costringe la regia ad allargare. Look impeccabile e presenza scenica da habitué.
#beautyisnothingwithoutpower – 8.5
Comacosa – Fiamma negli occhi
L’esibizione ricorda un meeting sulla fiducia nel prossimo. La sala stampa si aspettava la classica mossa della caduta di schiena ma si è dovuta accontentare dello sguardo oscillante dall’alto al basso di lei su di lui. Forse il testo scritto, forse presa di consapevolezza: chissà!
Il pensiero sembra essere altresì reciproco e corroborato dalle braccia deambulanti con saltello a specchio finale… bell’amicizia, senzadubbiamente.
Musicalmente parlando, intonazione e commitment livello doccia, diciamo… il brano è fondato su 2 accordi e secondo alcuni rumors sembra che l’orchestra abbia chiesto strumenti di scorta nel caso in cui qualche elemento, per frustrazione, potesse dar loro fuoco. Per fortuna nessun diploma di conservatorio è stato maltrattato durante questa esibizione.
#friendshipisnotenough – 5.0
Ghemon – Momento perfetto
Il look da ubriaco che si alza e canta fa un buon effetto. Performance vocale discreta e palco retto a mestiere. L’arrangiamento porta (grazie a Dio) qualche accordo Jazz sul palco dell’Ariston che fa incollare nuovamente le lauree degli orchestrali con il Vinavil messo a disposizione da mamma Rai dietro i leggii.
#aristonbacktobreath – 7.5
Maneskin – Zitti e buoni
Groove che prende a calci nei microfoni qualsiasi altro brano in gara. Stile Maneskin puro: #sticazzi del sound Sanremese.
Considerando il periodo storico, forse la più bella frase che si può scrivere in una canzone: “parla, la gente purtroppo parla… non sa di che cazzo parla…”.
Fuori di testa, come dicono loro ma splendidamente unici. Non vinceranno mai ma almeno a sto giro ha vinto un po’ più la musica.
#3pointshavingtheline – 9.0
Madame – Voce
Torna il caro amico auto-tune, purtroppo. Il guantino ha subito fatto sognare i più nostalgici che un sound in stile MJ potesse arrivare… ma… si sono svegliati immediatamente.
Il completo in MDF metallizzato amplifica purtroppo la scoordinata padronanza del palco, l’atrofia muscolare da anno covid si fa sentire. Arrangiamento discreto, però, nient’altro.
#madameapproximatif – 6.5
Noemi – Glicine
Noemi ritrova se stessa dopo un lungo periodo d’introspezione: risultato notevole sia come interpretazione che come consapevolezza sul palco.
Particolarmente apprezzato il contenuto uso delle tipiche codine “eeeeeh” che la caratterizzavano in passato. Ascolto quindi sicuramente più gradevole del suo graffio vocale inconfondibile e unico. Brano interessante ma sotto la sua voce si avverte la nostalgia delle belle melodie italiane di un tempo. Ormai ridotte a trenini più o meno sincopati della stessa nota (esperimento perfettamente riuscito solo da Elio e le storie tese qualche anno fa).
#grownup – 7.5
Max Gazzè – Il farmacista
Leonardo da Vinci smette di studiare il termometro, il treno e il semaforo da Benigni e Troisi e va a Sanremo.
La preghiera vera per Max è di cambiare libreria di batterie campionate. È giunto (e stato superato) il limite. Almeno armonicamente però ci regala bei passaggi, da buon musicista. Anche la melodia non è poi così banale. È solo un problema di colori.
#38èfebbreleonà – 7.0
Michielin/Fedez – Chiamami per nome
Vittima delle violenze di un parrucchiere, Francesca Michielin schiaccia la tensione e aggredisce il palco dal minuto zero. Fedez, il bagnoschiuma all’ansia buttiamolo però, ok? Su un letto di auto-tune, anche lui: appropriato. I loro due timbri insieme si mischiano molto bene, da sempre. Pre-chorus deboluccio ma brano niente male.
#goose&iceman – 7.5
Aiello – Ora
Passa il seminario di Mengoni ma con una sfilza di assenze durante le lezioni sulle note alte e il respiro. Il sarto dimentica pure i fili sulle spalline della giacca e lui accorgendosene, prima del secondo inciso, inveisce urlando alla telecamera diventando top meme sui social e minacciando il gatto schifomadò.
Se imbarazzante può sembrare troppo forte, come appellativo, direi: inappropriato.
#backtoschoolman – 5.5
Colapesce/Dimartino – Musica leggerissima
Il pattern di chitarra acustica con schiocco di dita ogni 2/4 fa subito andare a tempo l’audience. Curiosi i colori degli abiti in configurazione optometrica (lo vede più azzurro a sinistra o più rosa a destra?). Finisce dritta in playlist “viaggio in macchina” come la sua vecchia zia “Se mi lasci non vale”. Distratti dalle animazioni in stile Windows Media Player sui videowall dell’Ariston all’improvviso vediamo l’invasione di palco della tutina rosa sui rollerblade. Amadeus convoca il direttore di palco chiedendo l’accesso agli atti per capire quando avevano deciso sta cagata.
#myopiaorastigmatism – 7.5
Arisa – Potevi fare di più
La pagella di Arisa potrebbe fermarsi al titolo della canzone. Non avverto la presenza di Giuseppe Barbera nell’arrangiamento… e direi, purtroppo, se confermato. Look da semaforo rosso con connettore metallizzato dietro la nuca, bah. Affoga nel suo atavico limite: le note alte. Timbro meravigliosamente caldo sulle basse, poi dopo una breve fascia di tolleranza si va sullo stridulo. Peccato. Molto belli gli archi dell’arrangiamento però. Per i più tecnici, che gli incisi a Sanremo debbano necessariamente iniziare sulla terza della tonica, anche basta… no?
#lessonsNOTlearned – 7.0