Tornano a manifestare in piazza i sindacati autonomi della Polizia Penitenziaria. SAPPE, OSAPP, SINAPPE e USPP sono oggi in sit-in a Roma, davanti alla sede del Ministero della Giustizia, dalle 9 alle 13.
Gli organizzatori della protesta chiedono al Governo di “proclamare lo stato d’emergenza sulla situazione delle carceri italiane” e sollecitano la ministra della Giustizia Cartabia a “prendere con urgenza provvedimenti per uomini e donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti”.
“A Cartabia”, proseguono i sindacati “chiediamo di assumere urgenti provvedimenti per chi ogni giorno sacrifica le proprie famiglie, i propri affetti, le proprie passioni per assicurare, in condizioni precarie e difficili, lo svolgimento dei compiti istituzionali affidati. I poliziotti penitenziari aderenti a SAPPE, OSAPP, SINAPPE e USPP, i sindacati autonomi del Corpo, grideranno, sotto le finestre dell’ufficio della Guardasigilli, “basta!” a queste mortificazioni morali e professionali e sono pronti a fare sentire la loro voce davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al Parlamento!”.
“Importante e urgente – concludono i sindacati autonomi della Polizia Penitenziaria – è prevedere un nuovo modello custodiale. È, infatti, grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Per abbattere l’apatia e l’ozio nelle celle, i detenuti dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare, anche a favore delle comunità territoriali con impieghi in attività socialmente utili. Ma non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle Sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale”.