Il Governo nazionale dice no alla possibilità di stabilizzare, tramite selezione per titolo e/o colloquio, il personale amministrativo e tecnico reclutato in Sicilia per l’emergenza Covid-19. Una scelta che va in contrasto con quanto lo stesso Governo di Roma ha deciso un anno addietro per medici, infermieri ed oss, anche loro reclutati per la pandemia.
Gli amministrativi, che non hanno un contratto di lavoro a tempo determinato, ma solo incarichi di lavoro autonomo o co.co.co, non godono di ferie, malattie, permessi o festività. Però vengono trattati al pari dei lavoratori dipendenti e degli stessi lavoratori del comparto sanitario (medici, infermieri ed oss) i quali, grazie ad una legge nazionale costruita ad hoc, verranno stabilizzati senza passare da alcun concorso pubblico o selezione.
Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge dell’Ars nella parte in cui si prevedeva la possibilità, a seguito di selezione per titolo e/o colloquio, di stabilizzare il personale assunto per l’emergenza Covid-19. Si tratta di professionisti i quali, al pari di medici, infermieri ed oss, sono stati chiamati a collaborare con l’unico fine di garantire i servizi essenziali per contrastare la pandemia, assicurati dalle Aziende Sanitarie siciliane, da tempo in sofferenza per la carenza di organico: dalla campagna di vaccinazione alle attività di tracciamento fino all’assistenza domiciliare necessaria per coloro che hanno contratto il virus e che non possono lasciare il proprio domicilio.
Si tratta di centinaia di amministrativi che hanno assunto l’impegno di contribuire, con abnegazione e spirito di solidarietà, al contrasto dell’emergenza Covid-19 in tutte le sue sfaccettature, gestendo un carico di lavoro abnorme, nei centri vaccinali, nelle Usca e nei Dipartimenti di prevenzione, peraltro senza neanche alcuna formazione pregressa. Tutti quanti sono stati sottoposti a ritmi di lavoro incalzanti, a volte insostenibili, con poca strumentazione ed in assenza dei servizi minimi per garantire la piena operatività lavorativa e, soprattutto, senza alcuna tutela.
“Sentiamo il peso dell’indifferenza da parte di chi ha il potere di non rendere vano l’impegno da noi profuso durante questi mesi difficili, a tratti drammatici, che implicherebbe inoltre il rischio di dispersione di competenze acquisite di cui il servizio sanitario regionale e nazionale potrebbe invece far tesoro – spiegano i componenti del coordinamento regionale, composto da 3 membri di ciascuna delle 9 province -. Il legislatore, nel tentare di dare legittima dignità a chi si è speso in prima linea nel fronteggiare la crisi sanitaria, ha, nostro malgrado, dimenticato i professionisti che, in questi mesi, hanno garantito il buon andamento della PA, con approcci innovativi e moderni.
È stata approvata una norma tesa all’esclusiva stabilizzazione del personale medico, infermieristico e degli operatori sanitari reclutati con procedura analoga alla nostra (previste dal dl 18/20 convertito in l. 27/20), operando, di fatto, una discriminazione nel cassare una categoria che ha supportato e coadiuvato i sanitari nell’esercizio della nobile professione medica e senza la quale non sarebbe stato possibile fronteggiare la sfida pandemica. Nonostante gli sforzi profusi, le varie sollecitazioni a tutte le forze politiche attraverso la presentazione di emendamenti in Senato, e, da ultimo, la provocazione politica posta in essere dagli onorevoli della Regione Siciliana, 2.800 lavoratori siciliani (circa 60.000 in tutta Italia) sono stati inspiegabilmente dimenticati, sebbene l’emergenza non sia finita e le strutture sanitarie necessitino urgentemente di personale amministrativo”.
Al momento medici, infermieri ed oss reclutati per l’emergenza Covid-19, in assenza di un qualsivoglia concorso pubblico, maturati i 18 mesi di servizio, potranno essere assunti, bypassando il dettato della Legge Madia, oltre quanto previsto dall’art. 97 della Costituzione. E per risolvere l’impasse basterebbe una modifica alla legge nazionale (art. 1, comma 268, lett. b della l. 234 del 30/12/2021) per includere anche gli amministrativi.
“Le scelte operate dal Governo nazionale sia nel dicembre 2021 sia oggi, con l’impugnazione della legge regionale siciliana – concludono – appaiono chiaramente incomprensibili, incostituzionali, ingiustificate, fortemente lesive della nostra dignità, oltre che del sistema sanitario nazionale, e, soprattutto, scellerate. La nostra battaglia, politico-giuridica, comincia da qui: è ora che la politica tutta, da destra a sinistra, si assuma le responsabilità. Indubbiamente, la Regione Siciliana avrebbe potuto fare di più, come eliminare la discriminazione in termini di tutela contrattuale tra dipendenti e reclutati per l’emergenza Covid, ma è ora che Stato e Regioni facciano in modo che si giunga a una celere soluzione per tutti gli amministrativi reclutati per l’emergenza.
Con questo appello, rivolto a tutte le forze politiche, il coordinamento regionale chiede di poter iniziare un percorso virtuoso teso alla stabilizzazione del personale amministrativo in Italia ed è pronto ad interloquire con queste.