Export siciliano in grande sofferenza con l’emergenza sanitaria collegata al Covid-19 che ha ulteriormente tagliato la vendita di merci e prodotti siciliani all’estero di un ulteriore 10,21%. Nel 2020 si era già registrata una flessione del -24,25% e nel 2019 la riduzione era stata già allarmante con -14%. Dagli oltre 2milioni e 230mila euro del I trimestre 2020 si è passati ai 2 milioni del I trimestre di quest’anno.
Anche quest’anno va evidenziata una pesante caduta di coke e prodotti petroliferi raffinati (-26,82%) rispetto al I trimestre 2020, ma anche le attività artistiche, sportive, divertimento e intrattenimento con -49%; pesanti perdite anche per legno e prodotti connessi, carta e stampa -28%; in caduta gli apparecchi elettrici con – 25,23%. Le migliori percentuali si registrano nell’Isola soprattutto con riferimento ai mezzi di trasporto +172%, ai prodotti della pesca e dell’acquacoltura con +99,4%, a sostanze e prodotti chimici +32,23%, ai metalli +46%. Tengono sempre i prodotti agricoli,animali e caccia +6,8%; alimentari, bevande e tabacco + 3,6%; tessili, abbigliamento e accessori +4,8%; articoli farmaceutici e chimici +9,43%; macchinari e apparecchi + 10,7%; prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento +11,8%. I dati sono dell’Osservatorio di Unioncamere Sicilia sull’andamento del commercio relativi al I trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo 2020.
“Purtroppo questi dati ci confermano quanto sappiamo da mesi. E’ evidente che l’emergenza sanitaria legata alla pandemia, che ha influenzato e condizionato ogni aspetto della nostra vita, non può che portare numeri così negativi anche sul fronte delle esportazioni che da sempre costituisce un anello fondamentale dell’economia siciliana – spiega il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace –. Questi dati relativi al primo trimestre 2021 sono pesanti e condizionano inevitabilmente l’intera economia siciliana, non soltanto l’export. C’è un crollo in tutte le attività legate agli spettacoli, allo sport e all’intrattenimento che la dice tutta su quello che abbiamo vissuto. Stiamo assistendo ogni giorno ad un collasso dell’economia dell’Isola”.
Con riferimento all’export della Sicilia per area geografica si registrano flessioni, sempre rispetto al I trimestre 2020, nei vari continenti: -44,7% in Africa settentrionale; – 63,7% altri paesi africani, -20,1% America meridionale, -18% America settentrionale, – 45,6% Medio Oriente, -32,1 % Asia centrale. Perdita minima nell’export in Europa di circa mezzo punto percentuale. Le uniche aree continentali in terreno positivo sono Oceania + 45%, Asia Orientale + 32,24%. Nella classifica dei paesi collegata all’export della Sicilia le flessioni maggiori si rilevano su Stati Uniti -19,4%, Francia -23,2%, Croazia – 61%, Tunisia – 42%. Ottima performance su Singapore con il miglior risultato +244%; bene anche Belgio + 54,3%, Regno Unito +58,7%, Turchia +69% e Cina +53,7% e Malta +30%.
“Se guardiamo ai dati relativi alle aree geografiche – osserva Santa Vaccaro, segretario generale Unioncamere Sicilia – notiamo che circa il 50% del valore complessivo dell’export siciliano è destinato a paesi dell’Unione Europea, seguiti da Asia orientale, poi Africa settentrionale e America settentrionale. Naturalmente, tutte hanno subito una flessione importante, tranne Asia orientale e Oceania che registrano un andamento positivo. Per volume di fatturato nel primo trimestre 2021 i Paesi dove la Sicilia ha esportato di più sono Stati Uniti, Spagna e Singapore”, conclude Vaccaro.