La “Croce della Misericordia” ha fatto tappa al carcere di Trapani

L'icona è stata dipinta da una volontaria e dai detenuti della Casa Circondariale di Paliano dopo la visita del Santo Padre nel 2017

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Si è conclusa sabato scorso la sosta a Trapani della “Croce della Misericordia” benedetta da Papa Francesco che, da due anni, sta facendo il giro di molte carceri italiane. Per l’occasione il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, ha celebrato una messa, insieme al cappellano della Casa Circondariale “Pietro Cerulli”, don Francesco Pirrera, nella sezione “Jonio” del carcere, quella che ospita i detenuti dell’alta sicurezza, persone condannate per appartenenza alla mafia e ad altre espressioni della criminalità organizzata.

“Mi hanno raccontato – ha detto il vescovo ai detenuti – che, dopo il terribile alluvione del 1976 che a Trapani provocò 16 vittime travolte dall’acqua e dal fango, si pianificò la costruzione di un invaso. Anche il carcere rappresenta un invaso per proteggere la città dal potere della mafia ma sappiamo che non basta. Tutti dobbiamo lavorare, anche voi, per creare le condizioni per proteggere la società dall’allagamento del male e delle mistificazioni”.

La croce, proveniente dall’Istituto penitenziario di Sciacca, è arrivata a Trapani il 14 aprile e,  sabato scorso, prima di essere trasferita al Carcere “Ucciardone” di Palermo, è stata accolta nella parrocchia “Cristo Re” di Valderice – di cui padre Pirrera è parroco – dove si è svolto un incontro sul tema “Croce della Misericordia, tra società e carcere”.  Nella Casa canonica, infatti, vivono insieme al sacerdote quattro detenuti sottoposti a misura alternativa.

La croce è stata dipinta da una volontaria e dai detenuti della Casa Circondariale di Paliano, in privincia di Frosinone, dopo la visita del Santo Padre nel 2017. Le immagini che vi sono raffigurate rappresentano la liberazione di Paolo e di Pietro dalla prigione, le donne che vivono nelle carceri con i loro bambini, i volontari che catechizzano e incontrano i detenuti. Ai piedi del Cristo ci sono i detenuti, i condannati a morte, la Polizia Penitenziaria e i volontari mentre in alto sono raffigurati i due Patroni: San Basilide (Polizia Penitenziaria) e San Giuseppe Cafasso (detenuti).

Il 14 settembre 2019, nel giorno dell’Esaltazione della croce, l’icona – che i detenuti hanno voluto chiamare “Croce della Misericordia” – è stata portata all’udienza del papa in piazza San Pietro dalla Polizia Penitenziaria, dal personale dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia minorile e di comunità.

Dopo la benedizione del Papa, la croce fa il giro delle carceri italiane: un pellegrinaggio della speranza – come spiega don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane – cominciato il 15 ottobre 2019 proprio da Paliano: “La Croce che entra nella carceri non deve interpretarsi come messaggio di buonismo – dice – ma deve essere percepita come un importante simbolo di fede che accompagna il detenuto nel riconoscere le sue responsabilità, attraverso una revisione critica del passato, ripetutamente compromesso con il male, cercando di vivere la carcerazione come un’opportunità di conversione e di pentimento. Il Cristo, che varca le porte delle carceri, vuole portare nel cuore dei reclusi la vera libertà, affinché si convertano nel bene, e il bene possa vincere sul male”.

Questa Peregrinatio Crucis in luoghi di solitudine e di sofferenza come sono le carceri, vuole anche ricordare a tutti noi che anche “il giusto cade sette volte” e che a nessuno è consentito di giudicare solo con la logica umana, perché tutti siamo deboli e peccatori. Cristo Crocifisso entra nelle carceri per liberare l’uomo dal suo “ergastolo” interiore, invitando alla speranza e al diritto di ricominciare.