Prenderà il via il prossimo 17 maggio l’ispezione disposta dal Ministero della Giustizia per la Procura di Trapani. Si tratta – come riporta un lancio AGI – di attività ordinaria già prevista ben prima del “caso intercettazioni” emerso a margine delle indagini sulle Ong che operavano nel Mediterraneo.
Gli accertamenti avranno inizio per via telematica e proseguiranno l’8 giugno con la presenza degli ispettori in Procura e rientrano nell’ispezione ordinaria già calendarizzata per marzo 2020 e slittata a causa delle restrizioni previste per l’emergenza Covid.
Nel corso dell’accertamento, tuttavia, saranno richiesti chiarimenti “straordinari” sull’indagine che riguarda i presunti rapporti tra i trafficanti libici e le organizzazioni umanitarie Save the Children, Medici senza Frontiere e Jugend Rettet.
La notizia dell’invio degli ispettori alla Procura di Trapani, disposto dalla ministra Marta Cartabia, era trapelata agli inizi di aprile, in seguito alle denunce dell’Ordine dei giornalisti, che aveva definito “uno sfregio del segreto professionale” le intercettazioni delle conversazioni della giornalista Nancy Porsia, autorizzate dal gip di Trapani nel corso delle indagini e proseguite da luglio a dicembre 2017.
E sulla vicenda delle intercettazioni si registrano – sempre riportate da AGI – le dichiarazioni del procuratore aggiunto di Trapani Maurizio Agnello. “Alla data del colloquio, 15 novembre 2017 – dice il magistrato – non vi era alcun rapporto di tipo professionale” tra la giornalista Nancy Porsia e l’avvocato Michele Calantropo. Le intercettazioni raccolte dagli agenti del Servizio Centrale Operativo della Polizia, nell’indagine sui presunti rapporti tra i trafficanti libici e i componenti delle Ong che operavano nei soccorsi nel Mediterraneo. Nei brogliacci, depositati nel faldone processuale dai pm (procuratore aggiunto Agnello, sostituti procuratori Giulia Mucaria e Brunella Sardoni) erano emersi alcuni contatti telefonici con l’avvocato Calantropo, legale di riferimento di Nancy Porsia.
“Invero solo il 11 dicembre 2017 successivo l’avvocato Calantropo deposita la lista testi nella quale chiede di escutere la Porsia, rigettata dalla Corte all’udienza del 12 febbraio 2018”, aggiunge il procuratore aggiunto Agnello. La circostanza a cui si riferisce il magistrato risale alla richiesta di audizione di Nancy Porsia, sottoposta dall’avvocato Michele Calantropo alla Corte d’Assise di Palermo nell’ambito del processo nei confronti di Medhanie Tesfamariam Behre, il presunto trafficante vittima di un errore di persona.
“Il mio rapporto con la giornalista Nancy Porsia è stato professionale sin dal primo momento mi sono qualificato in quanto avvocato e abbiamo discusso dell’attività professionale, non per altre ragioni”, afferma invece – sempre come riporta AGI – l’avvocato Michele Calantropo, in riferimento a quanto sostenuto dal procuratore aggiunto di Trapani Maurizio Agnello.
“Il 9 novembre 2017 il pubblico ministero di Palermo aveva depositato un’informativa su alcune dinamiche che riguardavano il mio cliente e i traffici di migranti dalla Libia – continua con l’AGI l’avvocato – i contatti con la dottoressa Porsia erano unicamente finalizzati ad inserirla nella nostra lista di testimoni”.
La richiesta di inserire nuovi testimoni nel processo al presunto trafficante di origini eritree è stata depositata formalmente l’11 dicembre 2017, mentre il primo contatto tra l’avvocato e la giornalista, come emerge dai brogliacci depositati dalla Procura di Trapani risale, invece, al 15 novembre e si tratta di una telefonata di 11 minuti e 33 secondi, classificata come “Importante” dagli investigatori dello SCO in cui il legale proponeva alla giornalista una “consulenza” sulle dinamiche libiche da poter riferire come testimone nel processo in corso a Palermo.
“Quanto asserito dalla Procura di Trapani è smentito dal contenuto dai documenti depositati, del testo della telefonata riportato e del riferimento esplicito alla mia attività difensiva. Intercettare le attività processuali, anche di raccolta di prove, degli avvocati è vietato – continua Calantropo con AGI – , é ovvio che la scelta di utilizzare quelle attività spetta solo al difensore, e in questo caso sono state utilizzate”.
Intanto, il gip di Trapani Emanuele Cersosimo ha autorizzato la traduzione in lingua inglese, francese, spagnola e tedesca dell’informativa “madre” dell’inchiesta sulle Ong che operavano nei soccorsi nel Mediterraneo, in cui sono indagate 21 persone di varie nazionalità e le organizzazioni umanitarie Medici senza Frontiere, Save the Children e Jugend Rettet. Informativa depositata – riporta AGI – il 10 giugno 2020, composta da 651 pagine e redatta dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani, del Servizio Centrale Operativo di Roma e del Comando generale delle Capitanerie di Porto.
La traduzione dell’informativa è stata disposta in seguito alla richiesta di uno degli indagati, intenzionato a farsi interrogare dai pm, ma nel frattempo saranno sospesi i termini di indagine e soltanto quando le traduzioni saranno concluse la Procura di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Giulia Mucaria e Brunella Sardoni) potrà avanzare un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Si allungano ancora, dunque, i tempi dell’inchiesta, rallentata nei mesi scorsi anche dalla traduzione di alcuni documenti notificati agli indagati, come l’avviso di conclusione delle indagini. L’indagine è nata dall’agosto 2017 con il sequestro della nave Iuventa fermata a largo di Lampedusa e da allora ormeggiata al porto di Trapani.
Alcuni mesi dopo, alcuni dispositivi informatici (smartphone, pendrive, computer, rilevatori di bordo e go-pro utilizzate durante i soccorsi) sono stati sequestrati a bordo della Vos Prudence, una delle navi umanitarie di Save the Children. Nel corso delle indagini, i componenti dell’equipaggio della Jugend Rettet (l’ong titolare della Iuventa) avevano chiesto l’esecuzione di un incidente probatorio per analizzare i dispostivi sequestrati, che si è concluso il 27 settembre 2019.
Il caso delle intercettazioni viene monitorato anche dalla Procura generale presso la corte di Cassazione, presieduta dal magistrato Giovanni Salvi, responsabile per l’applicazione di eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati di Trapani.