Il Coordinamento SalviAmo i boschi giudica inopportuna e paradossale la nomina del governatore Nello Musumeci a commissario delegato per l’emergenza incendi.
“Questo provvedimento, seppure rientra nella prassi amministrativa, ci lascia senza parole”, dice Mariangela Galante, portavoce del Coordinamento. “Riprendendo un vecchio detto siciliano, in questo caso quanto mai appropriato, possiamo dire che si sia voluto affidare la pecora al lupo. Evidentemente il Governo nazionale non ha tenuto conto del fallimento della politica di prevenzione e contrasto agli incendi messa in atto dal governo regionale presieduto da Musumeci”.
Già dal mese di dicembre del 2020 il Coordinamento SalviAmo i boschi aveva sollevato il problema della prevenzione degli incendi boschivi, presentando una serie di proposte concrete che non sono state tenute in alcuna considerazione dal governo regionale. Ogni richiesta di incontro è stata negata. Gli ambientalisti sono stati bollati come “sciacalli” quando hanno osato denunciare le falle del sistema. E intanto si sono accumulati ritardi ed errori di programmazione. Le opere di prevenzione, avviate ben oltre il termine in cui dovevano essere completate, sono state assolutamente inutili. Anche le convenzioni con gli agricoltori e alcune associazioni sono state tardive e poco efficaci così come il tanto strombazzato uso dei droni in funzione preventiva.
“La realtà è che la macchina dell’antincendio boschivo si è mossa con grande difficoltà a causa della storica mancanza di uomini e mezzi”, spiega Mariangela Galante. “Le esose operazioni di spegnimento aereo non sono state in grado di fronteggiare i numerosi incendi divampati in diverse parti della regione. Il mancato coordinamento tra gli attori addetti allo spegnimento ha fatto il resto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: 78.000 ettari, pari al 3,05 % della superficie della regione, andati in fumo dall’inizio dell’anno, paesi in pericolo, aziende in rovina, colture devastate, intere comunità in crisi, luoghi di grande pregio ambientale deturpati con grave danno anche per l’economia turistica. Il colmo si è raggiunto con il decreto di riapertura della caccia dell’assessore all’agricoltura che chiude alle richieste delle associazioni ambientaliste e aggira astutamente lo stop imposto dal TAR. Per tutte queste ragioni accogliamo negativamente la decisione del Governo nazionale dal quale ci saremmo aspettati ben altre decisioni, di certo non quello che sembra essere un pannicello caldo su una ferita ormai incancrenita e passa quasi come un riconoscimento positivo per una politica di prevenzione e contrasto dai risultati fallimentari che è riuscita anche quest’anno a battere il record dei suoi danni.”.