Scusate. Dopo la gara di ieri del Trapani, sento dire: “La serie D è questa!”, “Ecco la serie D!”, “Signori, niente fioretto ma ci vuole la sciabola!” et similia.
Ebbene: che la serie D sia questa, indubbiamente devono impararlo i tifosi granata più giovani oppure ricordarsene quelli più grandi di età, visti i decenni trascorsi dall’ultima volta che il Trapani vi ha militato. Ma certamente non deve impararlo la stragrande maggioranza dei calciatori che compongono l’organico granata. I nostri calciatori hanno quasi tutti esperienza della serie D recente, per averci militato in passato ovvero per provenire proprio da questo campionato.
Dunque sanno bene qual è il tipo di gioco che vi si attua e conoscono bene il clima agonistico delle gare di questo campionato. I nostri limiti, a mio avviso, non discendono dalla mancanza di praticità e concretezza o da scarsa forza agonistica, né da generale inesperienza.
Ma essenzialmente dal fatto che, per adesso, non siamo un organico ben assortito: abbiamo gente che da del tu al pallone ma manchiamo di chili e muscoli in mezzo al campo ed in attacco.
I campionati di questo livello non si vincono solo con la concretezza, la corsa e l’ardore agonistico ma ad essi va aggiunta una cifra tecnica di spessore, almeno nell’asse portante della squadra.
Il Trapani di Arcoleo che vinse la serie D aveva cagnacci da lotta all’ultimo sangue, tutti muscoli e fisicità come Mattia Esposito, Roberto Orlando e Franco Santaniello.
Ma accanto a loro c’era gente come Filippo Cavataio, Castrenze Campanella, Stoil Petrov, Giovanni Azzarelli e soprattutto la premiata ditta del goal Nino Barraco & Tanino Capizzi.
Il giusto mix fra vigore atletico, classe innata ed esperienza.
È questo mix che al momento ci manca (unitamente ad una migliore condizione atletica generale) e non tanto il mancato adattamento al campionato da parte dei nostri calciatori.