“La memoria liturgica del beato Rosario Livatino ci obbliga a ricordare. Ricordare per chiedere la grazia che il martire tutto siciliano ci aiuti a scardinare la cultura mafiosa; ricordare per cambiare, ciascuno nel nostro quotidiano, le abitudini di debolezza e di rassegnazione; ricordare per rafforzare la coesione sociale attorno ai valori della giustizia e della fraternità resi vivi dalla fede. Beato Livatino, prega per noi!””.
Queste le parole del vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli in occasione della celebrazione della prima memoria liturgica del beato Rosario Livatino, che si è tenuta venerdì scorso 29 ottobre nel convegno organizzato dalla Diocesi per scandagliare la sorprendente coerenza evangelica e civile del giudice, primo magistrato laico, proclamato beato dalla Chiesa Cattolica il 9 maggio scorso. L’incontro dal titolo “Un beato sorprendente” si è svolto presso il Cine teatro “Don Bosco”. Al termine della serata il vescovo Fragnelli ha benedetto un’immagine del giudice Beato Rosario Livatino che oggi, 1 novembre Solennità di Tutti i Santi, è stata esposta in forma permanente e pubblica nella parrocchia di San Pietro a Trapani. Questo momento solenne si è svolto durante la messa delle ore 11 presieduta dal vescovo di Trapani.Don Giuseppe Bruccoleri, parroco della chiesa di San Pietro, invitando tutti i fedeli a rivolgere una preghiera al “giudice Beato” lo ricorda così:
“Rosario Livatino, beatificato il 9 maggio scorso, ha lasciato a tutti noi un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi.
Egli è un faro luminoso per chiunque intenda, con spirito evangelico, porre un freno all’ incidenza sociale delle mafie e alla deprecabile connessa pratica della corruzione. La sua luce brilla, spandendo i riflessi di un martirio che testimonia la coerenza di una fede autentica.
Papa Francesco parlando di lui ebbe a dire “Quando Rosario fu ucciso non lo conosceva quasi nessuno. Lavorava in un Tribunale di periferia: si occupava dei sequestri e delle confische dei beni di provenienza illecita acquisiti dai mafiosi. Lo faceva in modo inattaccabile, rispettando le garanzie degli accusati, con grande professionalità e con risultati concreti: per questo la mafia decise di eliminarlo. Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni.”