“Essere magistrato oggi è meno piacevole che esserlo vent’anni fa. Siamo meno popolari ma ce la siamo cercata noi, e credo che negli ultimi anni la magistratura abbia dato la peggiore immagine di sè”.
A dirlo all’AGI è Roberto Piscitello, ex pm della Dda di Palermo, per anni al Ministero della Giustizia e al Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e ora sostituto procuratore a Marsala, intervenuto alla presentazione del libro “Non chiamatelo ragazzino” di Marco Pappalardo sulla storia del giudice Rosario Livatino, ucciso nel 1990 dalla mafia.
“Se si limitasse ai magistrati la possibilità di andare in televisione a sostenere le proprie ragioni, non credo che si possa gridare al bavaglio”, ha aggiunto Piscitello. Il magistrato in passato si è occupato della caccia al latitante Matteo Messina Denaro e adesso è tra i titolari delle nuove indagini sulla scomparsa di Denise Pipitone.
Sollecitato dagli interventi televisivi di un’ex pm dell’epoca, Maria Angioni, adesso indagata per false informazioni e che recentemente ha annunciato sui social l’invio di esposti al Csm sui colleghi attualmente in servizio alla Procura di Marsala, il pm commenta con AGI: “Penso che non sia corretto andare in televisione a sostenere ragioni che non hanno retto ai gradi di giudizio o intavolare contrasti con il giudice che non ti ha accettato la misura cautelare, non credo che l’insegnamento della storia del giudice Livatino sia questo”.
L’incontro a Marsala, a cui ha partecipato anche Claudio Fava, presidente della commissione regionale Antimafia, si è svolto negli spazi di un locale in passato bersaglio di estorsioni e danneggiamenti che si affaccia sulla piazza di Porta Nuova.