Nuova udienza, stamane, davanti alla Corte d’Assise di Trapani presieduta dalla giudice Daniela Troja, del processo a carico di Vincenzo Frasillo. L’uomo è accusato dell’uccisione della moglie, Rosalia Garofalo, avvenuta nella loro abitazione di via Calypso, alla periferia di Mazara del Vallo, il 29 gennaio 2020.
L’uomo, attualmente detenuto in custodia cautelare, presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo e accusato di omicidio volontario, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, ha assistito in videoconferenza.
Oggi a sedersi al banco dei testimoni sono stati – indicati dalla pm Marina Filingeri della Procura di Marsala – due esponenti della Polizia di Stato. Il primo a riferire sui fatti è stato l’allora dirigente del Commissariato di Mazara del Vallo, il commissario capo Valerio Maria Bologna.
Il funzionario ha ripercorso le fasi iniziali dell’intervento della Polizia a partire dalla chiamata, giunta al numero unico di emergenza, nella quale Frasillo riferiva che la moglie era deceduta pochi minuti prima. “L’ho trovata morta nel letto”, aveva detto all’operatrice del 118; raccontando anche che la donna aveva, qualche tempo prima, avuto un ictus e che lui, tre giorni prima, l’aveva picchiata perché, asseriva, la moglie lo tradiva.
Bologna ha riferito che, già ad un primo esame visivo, la donna appariva esanime e presentava ematomi sul volto ed escoriazioni e che, dopo il primo esame delle medico-legale, in base a quanto constatato, ai precedenti di polizia a carico di frasillo, ad alcune lesioni riscontrate sulle sue mani e alle denunce presentate nel tempo da Rosalia Garofalo, si era proceduto al fermo dell’uomo.
In tre occasioni – una nel dicembre 2017 e due nel 2019, in aprile e in ottobre – la donna aveva sporto denuncia nei confronti del marito per lesioni personali, maltrattamenti, minacce, ingiurie, percosse; nelle ultime due occasioni e le querele erano state poi ritirate. La donna, ha riferito il commissario capo, era stata ospite in tre periodi in una casa famiglia, nel 2017 nel 2019. Successivamente gli operatori l’avevano contattata ma lei “rispondeva sporadicamente alle loro chiamate e aveva riferito di voler rimanere a casa con il marito”. Il teste ha riferito anche che, nel corso delle indagini avviate, erano stati acquisiti i referti stilati dai sanitari del Pronto Soccorso a cui la donna si era rivolta per le lesioni riportate. Si è parlato anche di un cartoncino e di 11 fogli di carta su cui erano annotati a mano numeri di telefono e frasi a sfondo sessuale sequestrati nel corso dei diversi accessi della Polizia nell’abitazione di via Calipso.
L’ex dirigente del commissariato di PS di Mazara del Vallo ha risposto anche alle domande del difensore di Frasillo, l’avvocato Antonino Carmicio che – tra le altre cose – ha chiesto se, durante l’interrogatorio in Commissariato, l’uomo avesse mostrato con il suo cellulare un video porno in cui asseriva che comparisse la moglie. Il funzionario della Polizia ha confermato la circostanza riguardante le affermazioni dell’imputato ma non che nel video si potesse riconoscere la vittima.
È stato poi ascoltato l’assistente capo Fabrizio Marino, in servizio al Commissariato di P. S. di Mazara, intervenuto insieme ad un collega nell’immediatezza dei fatti: il poliziotto ha sostanzialmente ribadito le stesse affermazioni delle dirigente sulle prime fasi dell’intervento dopo la chiamata di Frasillo al 118. La pm ha rinunciato ad ascoltare il terzo test convocato, l’altro poliziotto della Volante giunta in via Calypso.
La presidente Troja ha disposto l’acquisizione agli atti della trascrizione della conversazione di Frasillo con l’operatrice del 118 citata nella testimonianza del commissario capo Bologna e ha accolto la richiesta della sostituta procuratrice di ascoltare altri quattro testimoni, sempre della Polizia di Stato, nella prossima udienza, fissata per il 17 maggio.