Nove persone sono state arrestate nell’operazione condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo e del gruppo aeronavale al largo delle coste di Mazara del Vallo.
Un peschereccio di 20 metri, che da Lampedusa si stava dirigendo verso Mazara, è stato affiancato al limite delle acque territoriali da un veloce motoscafo di nove metri che ha caricato oltre 2 tonnellate di sigarette. Dopo il trasbordo il peschereccio ha fatto rotta verso le coste africane mentre il motoscafo si è diretto verso la Sicilia.
A questo punto sono entrati in azione i militari delle Fiamme Gialle che, dopo un inseguimento, sono riusciti a bloccare le due imbarcazioni A bordo del motoscafo sono stati trovati tre palermitani: Antonino Bartolotta, 51 anni, Claudiney Salerno, italiano nato in Brasile, 40 anni, e Alessandro Raccuglia, 27 anni.
Sul peschereccio i militari hanno arrestato sei persone, tra tunisini, libici ed egiziani, e trovato 60 mila euro in contanti nascosti dietro un pannello nella sala macchine. Le due imbarcazioni sono state sequestrate e portate nel porto di Mazara del Vallo.
La loro individuazione è stata possibile grazie allo speciale “occhio elettronico” di un aereo della Guardia di Finanza che sorvola il Canale di Sicilia. GUARDA IL VIDEO
Le oltre 2 tonnellate di sigarette sequestrate, destinate a rifornire i mercati siciliani e in particolare la piazza di Palermo, avrebbero fruttato all’organizzazione circa 300 mila euro. Gli arrestati sono stati portati in carcere a Trapani e Palermo a disposizione della Procura della Repubblica di Marsala, competente per territorio.
Dagli accertamenti è emerso anche che uno dei palermitani arrestati percepiva, dal marzo 2020, 900 euro al mese di reddito di cittadinanza. Il beneficio sarà immediatamente sospeso, così come previsto dalla normativa vigente.
La marca di sigarette sequestrate rientra tra le cosiddette “cheap white”, cioè sigarette prodotte legalmente in alcuni Paesi dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente la cui vendita, però, non è consentita nel territorio dell’Unione europea perché non rispettano gli standard di sicurezza minimi richiesti dalla normativa comunitaria.