Visita a Trapani, stamane, del comandante interregionale dei Carabinieri “Culqualber” Carmelo Burgio.
Il generale di Corpo d’Armata, che ha competenza sui Carabinieri di Sicilia e Calabria, è stato accolto al Comando Provinciale dove ha portato il suo saluto anche ai militari delle Compagnie di Alcamo e Mazara del Vallo e delle Stazioni di Campobello di Mazara, Catalafimi-Segesta ed Erice.
Ad attenderlo, nel cortile interno della caserma di via Orlandini e nel rispetto delle prescrizioni emanate per contenere la diffusione del Covid-19, il comandante provinciale, colonnello Gianluca Vitagliano, e una rappresentanza dei carabinieri in servizio nella provincia. Burgio ha rivolto ai militari dell’Arma impegnati in prima linea nel Trapanese parole di apprezzamento per il costante impegno mostrato nelle attività di prevenzione e repressione dei reati e anche il ringraziamento per lo spirito di sacrificio e abnegazione mostrato durante l’emergenza sanitaria, in particolare in favore delle fasce più deboli della popolazione.
Il comandante interregionale, nel richiamare l’importanza di continuare ad onorare quotidianamente con impegno, onestà e sacrificio l’importante bagaglio di tradizioni e di valori tramandati nei oltre 200 anni di storia dell’Arma dei Carabinieri, ha voluto consegnare alcune ricompense ai militari che si sono distinti nelle indagini dell’operazione “Mafia bet” condotta sotto guida della DDA di Palermo. L’indagine ha permesso di ricostruire l’ascesa di un imprenditore nel settore delle scommesse e dei giochi on line, favorita da Cosa nostra trapanese che, grazie al capillare controllo del territorio e al sistematico ricorso ai consueti metodi intimidatori, facilitava l’installazione, in numerosi esercizi commerciali della zona, di dispositivi per le scommesse on line gestite dalle società di uno degli arrestati, alcune delle quali di diritto maltese. Parte dei proventi era poi destinata ad esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e Castelvetrano e a parenti di Matteo Messina Denaro. L’operazione, conclusasi con l’arresto di cinque persone per associazione mafiosa, estorsione, corruzione elettorale aggravata e altro, aveva consentito anche di eseguire un sequestro di beni (tra cui denaro contante e lingotti d’oro) per circa 2 milioni di euro.