Dire cosa sia oggi il Trapani calcio è un esercizio complicato; dire cosa potrà diventare domani, lo è ancora di più. A parole, la nuova proprietà targata Marco La Rosa ha mostrato buone intenzioni. Le stesse che, com’è noto, lastricano però le vie dell’inferno. Bisognerà quindi vedere se dalle parole si passerà ai fatti.
Me lo auguro, anche perché il proposito, non esplicitato, ma sottinteso, è quello di vincere il campionato di serie D il più presto possibile, così da ritornare fra i professionisti.
Ad oggi però le scelte compiute dal nuovo socio di maggioranza non sembrano tenere dietro a quel proposito così ambizioso.
1. è stato creato un gruppo dirigente, il cui primo effetto è stato quello di determinare l’uscita di scena di colui che era stato l’artefice della trattativa fra La Rosa e Mazzara, ossia l’ex D.G. Antonello Laneri. È pur vero che chi caccia fuori i soldi ha pieno diritto di scegliersi gli uomini che preferisce, ma tale operazione andrebbe fatta con tatto, tenendo presenti vari fattori:
non solo l’equilibrio nella composizione del nuovo gruppo dirigente fra chi c’era prima e chi è arrivato adesso ma anche, e non da ultimo, il legame con il territorio.
2. Ad oggi è un Trapani che parla “catanese”, con legami, contatti e conoscenze tutte situate alle falde dell’Etna. E fin qui nulla di male. Ma registro come non sia al momento presente in società alcun dirigente che conosca a fondo e bene l’ambiente trapanese, i calciatori locali, sia giovani che meno giovani. Non si sente ad esempio parlare di attingere dal bacino dell’under 18 granata, che così bene ha fatto fino a poche settimane fa o dalle giovanili granata in generale. Sul piano istituzionale poi, stupisce che la nuova proprietà non abbia ancora preso contatti con l’Amministrazione Comunale, anche solo per una prima doverosa presentazione e reciproca conoscenza. Infine, fra le trattative vere o presunte di mercato, i nomi che affiorano hanno tutti, tranne uno, una provenienza specifica, ossia: Sicilia Orientale.
3. Tutto ciò mi fa temere che possa non esserci differenza con il passato, in particolare con quello recentissimo, in cui i calciatori, che venivano chiamati a vestire la casacca granata, erano scelti non tanto sulla base di superiori valutazioni tecnico/tattiche ma in misura prevalente in base ad opportunità affaristico/finanziarie.
Come dire: tu dai una cosa a me, affinché io possa darti ciò che piace a te. Oppure, tu vuoi tal calciatore ? Bene, se lo vuoi prendere, devi prenderti anche qualcun altro, mentre qualche altro lo devi cedere a chi ti consiglio io. Il che non è, a nulla, una garanzia di competitività tecnica della squadra che venisse così costruita.
Questo quadro di incognite, così come descritte, si collega al problema principale, che ne è il naturale presupposto, ossia quello della “capienza” del socio di maggioranza, della sua capacità finanziaria. A precisa domanda, La Rosa non ha chiarito i termini del suo impegno economico nel Trapani calcio nè per quanti anni si è proposto di mantenerlo. Sappiamo tutti però che, bene o male, per vincere un campionato di serie D ci vogliono fra i 700.000,00 ed il milione di euro. Come e dove li troverà, non è dato sapere.
Così come non è chiaro per quante stagioni La Rosa sia disposto a spendere cifre di questa portata, che in D sono un vero e proprio investimento a fondo perduto, se l’obiettivo promozione non fosse subito raggiunto. Si andrebbe al ridimensionamento dei programmi ? O all’abbandono definitivo del progetto?0
In attesa di scoprirlo, non ci resta che attendere la costruzione dell’organico di quest’anno e vedere che tipo di risposte darà la squadra sul campo.
Le premesse, come detto, mi lasciano parecchio dubbioso.
Ma sarebbe bello, molto bello, essere smentiti dai fatti del campo…