L’aria della Sicilia migliora in termini di qualità e il mare è, complessivamente, in buona salute. È quanto emerge dai dati contenuti nell’Annuario dei dati ambientali 2021, elaborato dall’Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
L’Annuario è suddiviso in nove capitoli dedicati ad altrettante aree tematiche: acque marine costiere, acque, qualità dell’aria, certificazioni ambientali, rifiuti, controlli ambientali, suolo e biosfera, ambiente e salute, agenti fisici con riferimento agli obiettivi fissati da Agenda 2030 che mirano allo sviluppo sostenibile.
I dati sulla qualità dell’aria relativi agli ossidi di azoto e al benzene rilevati nel periodo del lockdown hanno confermato che il traffico veicolare costituisce la principale causa di inquinamento dell’aria negli agglomerati urbani. I dati di monitoraggio dell’Arpa nel corso del 2020 confermano sostanzialmente i dati del 2019. Fa eccezione la drastica riduzione della concentrazione media annua di arsenico nelle polveri sottili (PM10) nella stazione di Priolo che aveva raggiunto concentrazioni molto elevate nel 2018 e nel 2019. Nelle aree industriali si rilevano significative concentrazioni orarie di benzene e idrocarburi non metanici.
«I dati rilevati dalle stazioni sulla presenza di biossido di azoto e benzene negli agglomerati urbani, ridotti notevolmente durante i mesi di lockdown, ci dicono chiaramente che la riduzione del traffico (auto e navi) ha fatto scendere le concentrazioni – sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente, Toto Cordaro – a conferma di quanto disposto dal Piano regionale di qualità dell’aria che punta alla riduzione del 40 per cento del traffico nelle città, quale misura principe che i Comuni devono adottare per abbassare le emissioni gassose, che è l’auspicio del governo Musumeci».
Per quanto riguarda il mare siciliano, si assiste al miglioramento di una serie di parametri ma restano ancora i problemi legati alla presenza di microplastiche. Migliora la situazione sulla presenza di alga tossica (Ostreopsis) nelle zone costiere: il fenomeno nel 2020 si è ridotta notevolmente rispetto al 2019. Per le acque interne, superficiali e sotterranee, il monitoraggio annuale mostra un trend stabile, la situazione rileva non conformità dal punto di vista microbiologico e, quindi, le acque siciliane hanno bisogno sempre di un sistema di potabilizzazione incisivo, probabilmente – dicono dall’Arpa – per problemi legati alla depurazione e alle pratiche agronomiche.
Relativamente alle variazioni del consumo del suolo, dall’Annuario emerge che la Sicilia si attesta al settimo posto tra le regioni che nel 2020 consumano più suolo con più di 400 ettari. È Catania la prima città siciliana (più 34 ettari), all’ottavo posto fra le città italiane, con la maggiore quantità di territorio trasformato in un anno. Positivo il dato sui controlli dei campi elettromagnetici: 27 gli interventi di controllo su sorgenti in 58 Comuni siciliani, nel 97 per cento dei casi i rilievi sono stati inferiori al limite di attenzione.
Sul fronte rifiuti il trend è, complessivamente, in netto miglioramento per quanto riguarda la raccolta differenziata. Secondo i dati elaborati dall’Arpa, in Sicilia si passa da una raccolta differenziata media del 29,53 per cento del 2018 ad una percentuale del 38,52 per cento, vale a dire oltre 680mila tonnellate di rifiuti urbani differenziati (secondo l’ultimo dato ufficiale rilevabile immesso nel catasto regionale e riferito al 2019); un trend positivo che alza di 9 punti la raccolta differenziata, pur permanendo le criticità delle aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania che si attestano su una media del 30 per cento. In generale dal 2014 si è passati dal 12,46 per cento al 38,52 per cento (del 2019) ovvero da 292mila a 860 mila tonnellate di rifiuti differenziati raccolti.
L’annuario dedica anche una sezione ai dati e numeri forniti dai quattro laboratori Arpa sul territorio, a Palermo, Ragusa, Catania e Siracusa, dove vengono conferiti e analizzati i campioni prelevati nelle attività di monitoraggio specifiche: nel 2020 sono stati analizzati 6.085 campioni e sono state oltre 227 mila le determinazioni eseguite oltre a focus di approfondimento su alcune progettualità e attività di ricerca portate avanti dall’Agenzia.
Risultati utili ha fornito anche l’applicazione legata al progetto Nose, finanziato dalla Regione, che rende il cittadino protagonista della tutela dell’Ambiente, consentendo di segnalare la presenza di molestie olfattive. Nel 2020 le segnalazioni arrivate dalle AERCA, aree a elevato rischio di impatto ambientale, come Gela, Milazzo e Siracusa, hanno permesso di individuare 38 eventi odorigeni, di cui 9 a Siracusa e 29 a Catania, per molti dei quali è stato possibile individuare l’area di origine che l’ha causata.
Nel 2020 è stata realizzata anche la nuova Rete regionale per il monitoraggio della qualità dell’aria previsto dal Piano di valutazione, con 53 stazioni operative dallo scorso mese di luglio. Di grande utilità i dati raccolti dalle due stazioni Arpa a Trapani e Siracusa per il monitoraggio sporopollinico che rileva quantità e tipologia di pollini e spore sia di interesse sanitario, per le allergie, sia per scopi agronomici e ambientali.