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Primavera inoltrata: le indennità di Cassa Integrazione cominciano finalmente ad essere erogate, ma le difficoltà per i lavoratori dipendenti persistono.
Da una recente rilevazione Inps, risultano infatti poco più di 7 milioni i beneficiari di Cassa Ordinaria e Assegno Ordinario con 4 milioni e mezzo di beneficiari che hanno ricevuto l’indennità dalla propria azienda e 2 milioni e mezzo che la hanno ricevuta o la riceveranno dall’Inps.
Maggiori difficoltà per la Cassa Integrazione in Deroga, con solo 7000 lavoratori che hanno ricevuto il pagamento da parte dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
Situazione di clamoroso ritardo in Sicilia dove al 23 aprile la Regione aveva approvato solo 13 domande.
I motivi di questi rallentamenti possiamo sintetizzarli in questo modo: esistono 25 tipi diversi di Cassa Integrazione in questo momento in Italia, non si è scelto a marzo di varare uno strumento unico per affrontare la situazione, generando una differenziazione di procedure e tempistiche per l’approvazione delle richieste. Una volta ottenuta l’approvazione, in uno scenario da suicidio burocratico con interpretazioni normative varie e siti internet che non funzionano, potrà essere inviato il modello SR41, che non è altro che un consuntivo che riassume il numero di ore effettive della Cassa integrazione utilizzata e i lavoratori che ne hanno usufruito; da questo documento emerge la quantificazione della richiesta di pagamento all’Inps dell’indennità. Pagamento che normalmente si esegue in 15/20 giorni.
Semplificando, si può dire che la fase di approvazione delle domande sta entrando adesso nel vivo, perciò la stragrande maggioranza dei dipendenti riceverà i pagamenti, si spera, a partire dalla metà di maggio.
Questo ingorgo incide tantissimo su una situazione reale nettamente in crisi, specialmente per le famiglie monoreddito che rappresentano il 46% del tessuto lavorativo italiano.
Una delle scorciatoie per aggirare questo problema è la richiesta del pagamento tramite il proprio istituto bancario. Protagonista è l’ABI, l’associazione che riunisce gli istituti bancari, ha infatti stipulato un accordo con il Ministero del Lavoro per l’anticipo delle indennità per conto dell’Inps. Solo che fino a ieri, 24 aprile, questo accordo non conveniva ai lavoratori dipendenti.
Dove stava il problema? Nel fatto che tra i documenti richiesti c’è questo famoso modello SR41 e, se la fase di autorizzazione delle richieste di Cassa Integrazione sta avvenendo adesso, peraltro in ritardo, è chiaro che ancora questo modello non può essere né predisposto né esibito ad alcuna banca.
Cos’è successo ieri? Che su pressione delle Regioni, l’ABI ha diramato una circolare che specifica cui non è più necessaria la presentazione del modello SR41, rendendo quindi molto più agevole l’erogazione dell’indennità attraverso l’anticipo bancario, fino a un massimo di 1.400 euro.
Attenzione si tratta comunque di un prestito, a condizioni piuttosto agevolate, ma pur sempre di un prestito.
Pertanto il consiglio è di ponderare bene le condizioni poste dal proprio istituto bancario e capire se, a fronte di una procedura più agevole, convenga o meno stringere i denti.
Alcune domande ricorrenti:
È possibile avere l’anticipo anche dalle Poste? Si anche le Poste Italiane, che non fanno parte di ABI, hanno di fatto riproposto il contenuto dell’accordo.
Che documenti occorrono per la richiesta di anticipo? Generalmente questi (ovviamente fa fede ciò che vi chiederà il vostro Istituto bancario di riferimento):
- Copia del documento d’identità
- Copia del codice fiscale
- Dichiarazione dell’azienda di aver proceduto all’inoltro della domanda d’integrazione salariale
- Lettera d’impegno irrevocabile ad autorizzare l’Inps a effettuare l’accredito delle spettanze direttamente sul conto corrente su cui è stata concessa la disponibilità dell’anticipazione
- Copia ultima busta paga
- Copia del permesso di soggiorno se il lavoratore è straniero.
(IMPORTANTE) Cosa succede se la richiesta di cassa integrazione viene rifiutata ed ho ottenuto il prestito? Trascorsi sette mesi, saranno il lavoratore e il datore di lavoro a rispondere in solido del debito con la banca. In pratica l’Istituto chiederà a questi due soggetti i soldi indietro e non all’Inps.
Mi devo recare in banca? Quasi tutti gli Istituti Bancari hanno predisposto un sistema per usufruire dei propri servizi senza recarsi in banca. Quindi è probabile che sul sito internet della vostra banca sarà presente un servizio apposito.
“Il lavoro, spiegato bene” è il blog di Sergio Villabuona, consulente del lavoro ed euro-progettista. È possibile interagire con lui attraverso la sua pagina Facebook.