Ci sono anche importanti interventi nel territorio provinciale trapanese nel bilancio delle attività relative al 2020 diffuso dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo.
Scavi clandestini, furti di beni culturali e contraffazione di opere d’arte, questi i fenomeni al centro dell’attività dei militari del Nucleo TPC che ha portato, in totale, al
sequestro di 1.996 importanti reperti archeologici, illecitamente trafugati.
Per quanto concerne i furti di beni culturali, nel 2020 si è registrato un incremento del numero degli episodi che, nell’intero territorio siciliano, sono stati 24 a fronte dei 14 dell’anno precedente. Gli obiettivi più colpiti sono stati i luoghi privati e quelli di culto. Per quanto concerne l’attività di contrasto al fenomeno della falsificazione delle opere d’arte, nel corso dei controlli su siti web
dedicati all’e-commerce, sono state sequestrate 3 opere contraffatte.
La strategia di intervento del Nucleo si è articolata lungo due direttrici
fondamentali: l’attività di prevenzione, rappresentata dalle molteplici attività
ispettive, e l’azione di contrasto, sviluppata attraverso le indagini di polizia giudiziaria.
L’attività di prevenzione si è svolta attraverso l’esecuzione di
192 controlli sulla sicurezza anticrimine dei luoghi della cultura come musei, archivi e biblioteche, delle aree archeologiche e tutelate da vincoli paesaggistici. Le verifiche hanno anche riguardato gli esercizi commerciali di settore – con numerosi controlli
amministrativi presso mercatini, fiere ed antiquari – che rivestono un ruolo
fondamentale per contrastare la ricettazione di beni rubati. Infatti, i dati acquisiti vengono successivamente incrociati con quelli presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Tutela Patrimonio Culturale, la
più grande banca dati di opere d’arte rubate al mondo.
Altrettanto incisiva è stata l’azione di contrasto, svolta attraverso indagini di
polizia giudiziaria, d’iniziativa o su delega dell’Autorità Giudiziaria, per il
recupero dei beni culturali trafugati e all’individuazione delle organizzazioni criminali operanti nel settore.
Nel 2020, sono state denunciate a piede libero 34 persone per vari reati (prevalentemente furto, ricettazione e contraffazione di opere d’arte) e
sono stati sequestrati beni culturali illecitamente sottratti per oltre 6 milioni e 300mila euro.
I beni recuperati sono stati riconsegnati a musei, chiese, alla
Regione Siciliana per garantirne la pubblica fruizione.
I controlli sono stati effettuati in sinergia con i Reparti dell’Arma territoriale di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, il Nucleo Elicotteri CC di Palermo e le competenti Soprintendenze.
Tra le operazioni più significative nel
Trapanese si evidenziano il sequestro di 5.000 documenti archivistici (manoscritti, opuscoli,
rolli), di epoca compresa tra il 1400 ed il 1800, di pertinenza del Comune e
della Diocesi di Mazara del Vallo e il sequestro di un volume “Vita di
Santa Oliva” del 1700, asportato dalla
biblioteca comunale Sant’Agostino di Alcamo nel 1993.
Nel corso del 2020, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo ha restituito diversi beni. In particolare, con riguardo alla provincia di Trapani, un importante dipinto, olio su tela, raffigurante “la visitazione della Madonna”, asportato nel 1982 dalla chiesa di San Domenico a Castelvetrano, Il recupero è frutto del costante monitoraggio del mercato antiquariale effettuato dai Carabinieri del TPC che, confrontando le immagini e i dati riguardanti le opere presente
nel catalogo di una casa d’aste palermitana con quelle contenute all’interno della loro Banca
dati dei beni culturali illecitamente sottratti, hanno focalizzato l’attenzione su un dipinto di provenienza sospetta. I successivi accertamenti hanno permesso di confermare che si trattava proprio del quadro rubato Dalle indagini non sono emerse responsabilità a carico della casa d’aste che, in qualità di mandatario, aveva posto in vendita il dipinto per conto di un uomo, denunciato per ricettazione.
Dopo anni, il quadro è ritornato al proprio posto restituendo così alla chiesa castelvetranese una significativa tessera dell’identità culturale e artistica di una delle sue più antiche chiese, le cui origini risalgono al XV
secolo. La chiesa di San Domenico è decorata con stucchi ed affreschi di pregevole fattura eseguiti da Antonino Ferraro da Giuliana nel 1574-80. È un’opera fondamentale per la storia dell’architettura in Sicilia e costituisce uno degli esempi più
significativi di quel manierismo siciliano che preannuncia l’imminente Barocco.