Il Covid ci ha impoverito. Non si tratta, però, solo di valori. Anche l’economia ne ha risentito. Questo emerge dall’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori dell’Istat che ha confronto i dati del 2020 all’anno precedente. Nel primo anno di crisi da Covid-19 il reddito si è ridotto di quasi il 6% a livello nazionale. La provincia di Trapani, invece, ha pagato uno scotto ancora peggiore: la perdita è stata del 10.8%. Il 2021 dovrebbe avere numeri migliori ma la crisi energetica e delle materie prime del 2022 potrebbe generare numerosi dati negativi.
«Secondo le leggi dell’economia, per contrastare l’inflazione bisogna aumentare i tassi di interesse – commenta Tommaso Macaddino, segretario generale Uil Trapani -. Tuttavia oggi questo non produce l’effetto desiderato, ovvero il contenimento dell’inflazione stessa poiché ci troviamo di fronte a un vero e proprio shock dell’offerta trascinato dalla coda della pandemia e dalla guerra in Ucraina. Tutto ciò non può che causare recessione, soprattutto per un Paese indebitato come l’Italia. Di fronte a un’inflazione drogata, poiché non è provocata dall’aumento dei consumi bensì dalla mancanza di materie prime e da costi spropositati di energia elettrica e gas, le iniziative della BCE possono solo produrre un rallentamento dei prezzi, ma non un reale freno».
L’analisi del sindacalista si concentra su ciò che potrebbe succedere in futuro. «È chiaro che questo provoca difficoltà notevoli alle aziende e di conseguenza a famiglie e a lavoratori. La nostra provincia ovviamente ne sente il peso e aziende del territorio come quelle della ristorazione e del turismo sono a rischio sopravvivenza a causa di bollette per i consumi elettrici con cifre assurde, per non parlare poi di quelle agricole e della pesca solo per citare alcuni esempi. Il sindacato a livello nazionale ma anche provinciale non solo ha lanciato l’allarme, ma anche chiesto che vengano fatti interventi strutturali che vadano oltre gli ormai classici bonus».
Anche Cna si trova d’accordo ma segretario Francesco Cicala spiega che in alcuni settori c’è ancora margine per l’occupazione: «Avendo il termometro parlando con le imprese, c’è un disallineamento tra domanda e offerta lavorativa. Tantissime imprese cercano ragazzi da immettere nel mondo del lavoro attraverso Garanzia Giovani. Troppi, purtroppo, pensano che attivando Garanzia Giovani si perda il Reddito di Cittadinanza e per questo non presentano candidatura: si andrebbe invece a sommare. La pandemia ovviamente ha creato un problema economico come emerge dai dati Istat. Nel mondo dell’edilizia, impiantistica e turistica sicuramente è in forte ripresa ma il caro bollette potrebbe essere una stangata decisiva. Per questo motivo nei prossimi giorni scenderemo in piazza per manifestare e chiedere interventi immediati per le aziende che rischiano di collassare e chiudere».