In una regione come la Sicilia in cui le possibilità di sviluppo sono collegate al patrimonio paesaggistico e ambientale, la gestione di questo patrimonio dovrebbe essere una priorità del futuro governo regionale così come il problema degli incendi che, negli ultimi anni, hanno enormemente colpito il territorio, contribuendo in modo decisivo alla sua desertificazione e al suo impoverimento generale.
Nel 2021 la Sicilia è stata la regione con la maggiore superficie totale percorsa dal fuoco: 78.000 ettari, quasi la stessa estensione complessiva riscontrata nel resto d’Italia. E non era andata molto meglio negli anni precedenti (nel 2020 gli ettari bruciati erano stati circa 40.000). Anche quest’anno il bilancio finale sarà pesante, considerati i disastrosi incendi in provincia di Enna, Trapani e Palermo.
Se è vero che gli incendi sono agevolati dalle alte temperature dovute al cambiamento climatico, è altrettanto vero che il 70% di essi sono dolosi (il resto colposi) e che è necessario impegnarsi maggiormente per prevenirli e contrastarne gli effetti.
Il Coordinamento Salviamo i Boschi, da anni impegnato in una campagna di sensibilizzazione e denuncia del problema degli incendi e di salvaguardia del territorio in Sicilia, chiede a chi prenderà in mano il futuro governo della Sicilia di “non ripetere gli errori del passato e di imprimere un cambio di passo deciso nella gestione delle risorse ambientali dell’Isola e in particolare nella politica di contrasto e prevenzione degli incendi”.
In una lettera aperta a tutti i candidati alla Presidenza della Regione, vengono elencate le misure ritenute indispensabili per una seria lotta contro gli incendi boschivi.
“Riformare il settore – si legge – privilegiando la pianificazione forestale regionale (PFR) e rendendo obbligatori, per superfici superiori a 30 ettari, i Piani di gestione e assestamento forestale (PGAF) che possono garantire lo sviluppo polifunzionale delle attività boschive e l’applicazione dei criteri di gestione forestale sostenibile come previsto dagli articoli 6 e 14 della LR 14/2006 e come previsto dal D. lgs n° 34 del 3.4.2018″.
Si chiede di “potenziare l’attività di controllo e investigazione attraverso dei concorsi che ricostituiscano la consistenza numerica del Corpo Forestale Siciliano e quindi il rafforzamento dei distaccamenti territoriali attualmente abbandonati o sottodimensionati. Ciò anche al fine di consentire l’avvio di serie indagini da parte della Magistratura che portino all’individuazione dei responsabili materiali e degli eventuali mandanti e conniventi.
Anche all’Assessorato agricoltura servono concorsi per giovani laureati che sostituiscano i molti dirigenti andati in pensione e che reintroducano criteri silvocolturali nella gestione dei boschi.
Serve una norma – prosegue il Coordinamento
Salviamo i Boschi – che agevoli la programmazione e il ripristino ecologico dei boschi percorsi dal fuoco attraverso specifici Piani di ripristino che, partendo da una indagine sulla severità del fuoco e sulla capacità di ricostituzione delle specie presenti, stabiliscano se il bosco può ricostituirsi naturalmente, se servono diradamenti o spollonature e se alcune piccole aree hanno bisogno di rimboschimento con specie più resistenti al fuoco.
È necessario “anticipare, per esempio a marzo, l’inizio della consueta attività di prevenzione e manutenzione (viali tagliafuoco, rimozione della legna e dell’erba secca, ecc.) contribuirebbe a ridurre i danni in maniera significativa. Bisognerà però risolvere due questioni, quella finanziaria e quella degli operai stagionali, tutti ultracinquantenni, che sono spesso assunti in funzione dei finanziamenti e non delle effettive necessità di tutela dell’ambiente isolano.
Agevolare la redazione del Catasto degli incendi, secondo quanto previsto dall’art 10 dalla legge 353/2000, prevedendo anche l’invio di commissari ad acta in caso di inadempienza da parte dei Comuni.
Si chiede di “agevolare il presidio dei boschi avvalendosi dell’ausilio delle organizzazioni di volontariato e di protezione civile ed anche ampliando e semplificando la possibilità di stipulare convenzioni: a) con gli agricoltori e gli allevatori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale; b) con le associazioni ambientaliste e/o con gli imprenditori agricoli per l’assegnazione e la gestione del patrimonio edilizio presente e non utilizzato in montagna.
Garantire la sorveglianza del territorio specie nelle giornate ad alto rischio incendi. Attivare un servizio di vigilanza continua moltiplicando i punti strategici di osservazione e coinvolgendo, oltre agli operatori forestali, anche le forze dell’Ordine e associazioni civiche di volontariato opportunamente formate e dirette. Inoltre, potenziare il controllo del territorio attraverso l’uso di nuove tecnologie (telecamere agli ingressi dei percorsi delle aree boschive e nei punti da cui tradizionalmente partono gli incendi, telerilevamento con sensori di temperatura, etc..).
Perfezionare e rendere trasparente il coordinamento tra le varie strutture, Corpi e Associazioni preposti alle operazioni di spegnimento degli incendi, individuando in maniera chiara figure, compiti e responsabilità al fine di evitare i ricorrenti ritardi e le disfunzioni.
Richiedere che i mezzi aerei per lo spegnimento degli incendi (Canadair), già di proprietà della Protezione Civile, siano affidati alla gestione pubblica per evitare di sollecitare gli appetiti di società private che lucrerebbero sul cosiddetto “business degli incendi”.
Agevolare la conoscenza del bosco e la prevenzione indiretta degli incendi attraverso l’educazione ambientale e lo sviluppo di forme di turismo eco-sostenibile (percorsi naturalistici, trekking guidati, attività di free-climbing, birdwatching, etc..). In tal senso sono auspicabili le operazioni di valorizzazione dei boschi e dei sentieri nonché il sostegno ad attività educative e divulgative provenienti dal territorio attraverso l’associazionismo e le scuole”.