Ci scrive è un cittadino, più volte ricoverato presso il reparto di Cardiologia dell’ospedale “Sant’Antonio Abate”: una lettera che nasce dalla sua esperienza diretta e da un senso di preoccupazione condivisibile in chi si trova in particolari situazioni di fragilità. La pubblichiamo insieme ad una, a dir la verità, molto stringata replica da parte dell’ASP di Trapani. All’Azienda, se vorrà, lasceremo – a fronte delle dettagliate “segnalazioni” del cittadino” – ulteriore spazio di confronto.
“Dal 2017, epoca del mio primo ricovero – scrive il cittadino – ho avuto modo nel tempo, per via dei numerosi ricoveri, di constatare come la situazione generale del reparto sia andata via via peggiorando; vedo che il personale medico che conosco da anni e con cui ormai mi confido è in numero sempre minore, come da loro stessi ammesso e anche da me di volta in volta osservato; in prima istanza, i numerosi pensionamenti non sono stati rimpiazzati da nuovo personale, nonostante concorsi dove i pochi cardiologi che si presentano, a quanto pare, decidono poi di non accettare incarichi anche se a tempo indeterminato, cosa che, a mio parere, fino a qualche anno fa suonava come assolutamente impensabile.
Ad aggravare questa situazione si aggiunge il fatto che i medici devono andare a coprire turni vacanti presso le altre Cardiologie della nostra provincia, in atto Mazara su tutte, e a quanto sembra il numero di turni non è affatto trascurabile e questo credo contribuisca in maniera importante ad aggravare una situazione già difficile. Senza nulla togliere alle altri reparti, credo che la Cardiologia di Trapani, unica della provincia con Emodinamica e che quindi accoglie tutti i pazienti infartuati che necessitano di coronarografia, non possa vivere una situazione così delicata poiché il personale è perennemente sotto stress fisico e mentale con ovvie possibilità di errore esponenzialmente più alte del normale a scapito della nostra salute e, in un secondo momento, del rischio medico legale per i medici stessi, vittime di un meccanismo ormai rodato.
Ho visto con i miei occhi di degente – prosegue il nostro lettore – ricevere nello stesso turno, da parte dell’unico medico in servizio, anche 5 ricoveri in poche ore, e nello stesso tempo essere presente a chiamate continue da parte degli infermieri per esigenze di reparto riguardanti i malati ricoverati, al tempo stesso vedere pazienti inviati dal Pronto Soccorso, che arrivavano senza sosta, e in alcune occasioni anche rispondere alle consulenze urgenti inviate dagli altri reparti del nostro ospedale. Alla luce di questo, penso che una situazione così difficile potrebbe anche demotivare eventuali nuovi medici cardiologi a lavorare in queste condizioni. Semmai qualcuno nelle sedi competenti dovesse controbattere che anche nelle altre Cardiologie l’unico medico in turno si trova in una situazione del genere, aggiungo che nel reparto di Trapani, oltre a me ci passano per quei letti circa 2.000 persone o giù di lì, nonostante, aggiungo anche la progressiva riduzione dei posti letto che ho avuto modo di osservare. Possiamo dire che nelle altre Cardiologie che non hanno Emodinamica e dove non vengono impiantati pacemaker o defibrillatori ci siano questi numeri? Ho visto compagni di stanza di Marsala, di Alcamo, di Mazara ricoverati in questo reparto e tutti per dover essere sottoposti a coronarografia o altre procedure. Non credo, a mio modesto parere di paziente cardiopatico, che i numeri siano gli stessi già solo vedendo che le altre Cardiologie trasferiscono i loro pazienti”.
“Ad aggravare ulteriormente questa situazione – si legge nella lettera inviata alla nostra redazione – mi sembra doveroso informare che, da epoca recente, nel reparto stesso di Cardiologia, sono ricoverati malati con Covid in una stanza a parte che però, per lo stato dei luoghi, non è isolata rispetto al resto del reparto e ho notato, con preoccupazione, che il personale medico, infermieristico e ausiliario che lì entra regolarmente protetto da tute e dispositivi è lo stesso che durante il turno, in tempi successivi, deve dedicarsi a noialtri malati Covid negativi. Mi sento di esprimere il mio disappunto poiché tale situazione, a mio modesto parere, ci espone comunque al rischio di essere contagiati anche se magari minimo, ma pur sempre di rischio di contagio parliamo, con l’aggravante di trovarsi in un reparto ospedaliero con malati affetti da patologie cardiache serie come infarti e quant’altro.Chiedo, non sarebbe opportuno avere personale dedicato solo ad assistere questi degenti positivi al Covid? Tutto questo mi fa pensare che il personale del reparto dedicato all’assistenza non sia sufficiente.
Da cittadino, penso che una situazione del genere possa essere molto pericolosa per la comunità poiché un reparto del genere giornalmente riceve molti ricoveri”.
Temo – conclude il cittadino, che segnala anche criticità rispetto alla qualità dei pasti serviti ai pazienti – per la mia salute e per il futuro di questo reparto che, fino a poco tempo fa, rappresentava un’eccellenza invidiata in tutta Italia e che oggi si trova in serie difficoltà. Spero, nell’ipotesi ahimè non troppo remota, che al mio prossimo accesso in quel reparto almeno un medico in turno che possa visitarmi ci sia”.
Alla nostra richiesta di delucidazioni dall’Asp è stato risposto in questo modo: “Come da disposizione regionale, e come in altre regioni, i pazienti affetti da Covid, asintomatici o paucosintomatici, devono essere ricoverati in reparti in cui possono essere assistiti per le patologie prevalenti. A tal proposito, l’Assessorato alla Salute ha emanato specifiche linee guide e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani si è adeguata. Le norme per evitare la diffusione all’interno dei reparti seguono i protocolli vigenti”.