La Corte di Cassazione – prima sezione penale – ha scritto la parola fine per la vicenda che ha visto come “protagonista” il cosiddetto Unabomber di Pantelleria – l’ingegnere informatico palermitano, ma pantesco di adozione, Roberto Sparacio.
Gli Ermellini, anche avallando la requisitoria del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, hanno rigettato il ricorso proposto dal legale di Sparacio contro la sentenza della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, risalente all’aprile 2021. In quell’occasione i giudici avevano condannato l’imputato a tre anni di reclusione, in parziale riforma della sentenza di primo grado emessa il 17 giugno 2020 dal gup di Trapani Emanuele Cersosimo.
La Cassazione ha anche liquidato le ulteriori spese legali dovute alle parti civili e ha confermato la condanna dell’ingegnere informatico al risarcimento del danno in favore delle stesse parti civili: l’Ordine degli Avvocati di Trapani per 5.000 euro, l’ispettore della Polizia di Stato Gian Camillo Aceto – rimasto ferito nell’esplosione di una pendrive che Sparacio aveva inviato in una missiva, fintamente proveniente dall’Ordine, ad una avvocata e che questa aveva consegnato in Procura – da liquidarsi in separato giudizio civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 25mila euro, oltre a spese e compensi per la costituzione di parte civile in appello, il pantesco Andrea Policardo, risarcimento da liquidarsi in separato giudizio civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 25mila euro, oltre a spese e compensi per la costituzione di parte civile in appello, e Salvatore Monroy, da liquidarsi in separato giudizio civile, con una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 50mila euro, oltre a spese e compensi per la costituzione di parte civile in appello.
La parziale riforma della sentenza di primo grado, operata dalla Corte di Appello di Palermo, aveva riguardato esclusivamente i fatti-reato afferenti alle condotte di Sparacio relative al congegno esplosivo inviato all’avvocata che la Corte palermitana aveva ritenuto di unificare sotto il vincolo della continuazione invece di considerarli distinti episodi criminosi come aveva ritenuto il gup di Trapani.
In primo grado Sparacio, che aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, era stato condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere, per la commissione – tra il 2016 e il 2018 – di tre attentati con materiale esplosivo e sostanze chimiche che ferirono altrettante persone, causando loro seri danni permanenti. Il pm, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna a 6 e mesi 4 di reclusione oltre a 3.000 euro di multa.
Era stata anche confermata l’applicazione della misura di sicurezza del ricovero di Roberto Sparacio in Casa di cura e custodia per un tempo non inferiore ad un anno, misura di sicurezza da eseguirsi al termine della detenzione in una residenza per l’esecuzione delle Misure di Sicurezza, e la confisca con distruzione di quanto ancora sottoposto a sequestro.