Negli ultimi sei mesi, luce e gas, sono stati i protagonisti di numerosi dibattiti ed allarmismi. La crescita esponenziale del costo all’ingrosso dell’energia si è riflessa sulle bollette di moltissimi italiani, anche se non tutti. Cerchiamo di comprendere il motivo di tale impennata, partendo da un breve accenno sui mercati energetici.
Il GME è l’acronimo di Gestore Dei Mercati Energetici, è la società responsabile in Italia, dell’organizzazione e gestione del mercato energetico. Ha la funzione di gestione delle piattaforme per la creazione del prezzo della materia prima e anche il compito di assicurare e controllare, le riserve di potenza da utilizzare nei momenti in cui si potrebbe configurare un emergenza energetica importante.
Il mercato elettrico consente a produttori, consumatori e grossisti di stipulare contratti orari di acquisto e vendita di energia elettrica. Attraverso una piattaforma telematica, accessibile tramite rete internet, gli Operatori effettuano le transazioni. La borsa elettrica è stata istituita in Italia dal 1° Aprile 2004 ed è gestita dal GME.
Il mercato elettrico si suddivide il due grandi tipologie:
– mercato a termine: le negoziazioni avvengono in modalità continua. Possono partecipare tutti gli operatori, le proposte devono includere il tipo e il periodo di consegna dei contratti, il numero e il prezzo a cui si è disposti a comprare o vendere. Rappresenta la sede per la negoziazione di contratti a termine dell’energia con obbligo di consegna e ritiro;
– mercato a pronti: si riconduce alla borsa elettrica. Ogni operatore (aziende fornitrici che operano nel mercato libero dell’energia, l’acquirente unico come l’ARERA, i grandi consumatori di energia elettrica come le grosse aziende) ha come controparte il mercato stesso, qui assistiamo al classico incontro tra domanda e offerta. Viene dunque rilevato il PUN, ovvero prezzo unico nazionale dell’energia elettrica, pubblicato dal GME. Il PUN non è fisso, viene determinato per ogni ora di ogni giorno sulla base dell’incontro tra domanda e offerta.
Tutte le attività di supervisione ed intermediazione svolte dal GME incidono sul PUN.
Il GME organizza e gestisce anche il mercato del gas naturale, in cui ogni fornitore acquista buona parte della materia. L’indice PFOR è il Prezzo Fornitura a copertura dei costi di approvvigionamento del gas naturale e rappresenta il prezzo di riferimento di acquisto del gas in Italia. Il valore del PFOR viene fissato e aggiornato dall’ARERA (autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti) ogni trimestre. Il prezzo del gas riflette l’andamento dell’economia e della stagionalità. Basti pensare che nei periodi estivi la domanda di gas cala e il suo prezzo subisce una riduzione. Per ciò che riguarda l’andamento dell’economia non possiamo non fare riferimento alla guerra tra Russia e Ucraina. La Russia ha, infatti, le più grandi riserve di gas naturale.
In ultimo c’è da considerare l’aumento dei prezzi dei permessi per le emissioni di anidride carbonica scambiati nel sistema ETS dell’Unione Europea. Brevemente, l’ETS rappresenta il mercato europeo per la compravendita di quote di emissione di CO2, ogni anno ne vengono assegnate a ciascuna azienda una determinata quantità che, si riduce, nel corso del tempo. In presenza di “aziende più inquinanti”, dovranno essere acquistati altri permessi se, le stesse, vorranno continuare ad emettere CO2 senza incorrere in sanzioni. Le “aziende più pulite”, di contro, potranno vendere le proprie quote inutilizzate. Proprio per questo, è corretto incentivare il passaggio a forme di energia più pulite fonti rinnovabili, a discapito dell’energia prodotta da fonti fossili come il carbone, il petrolio o il gas.
Alla luce di questo breve ma intenso excursus viene facile comprendere come mai si registrano gli aumenti in fattura, facciamo accomodare al banco degli imputati:
– La crescita dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale sul mercato all’ingrosso;
– La crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 all’interno del sistema europeo ETS.
Il lettore più attento avrà notato che all’inizio dell’articolo non ho parlato di aumento a tappeto, perché dunque, alcuni utenti non hanno subito i rincari?
Gli unici utenti non investiti dall’aumento, sono coloro che hanno stipulato un contratto con un fornitore del mercato libero dell’energia (sia luce che gas), ed hanno ancora un prezzo bloccato. Per cui, in virtù dell’obbligo unilaterale del fornitore, di mantenere il prezzo indicato nelle condizioni tecnico economiche, sino a scadenza della promozione (tendenzialmente 24 mesi), l’utente è stato tutelato dall’aumento. Gli aumenti non hanno effetto retroattivo non possono, dunque colpire, contratti stipulati prima dei rincari. Ogni fornitore che, a scadenza della promozione, intenda effettuare un aumento sul prezzo dell’energia, deve comunicarlo prontamente al cliente, in assenza di tale comunicazione, le condizioni economiche originariamente sottoscritte, dovranno intendersi prorogate.
Dunque, a essere colpiti dagli aumenti sono: coloro che si trovano all’interno del SEN (Servizio Elettrico Nazionale) il cui prezzo non è bloccato ma, varia ogni trimestre, ed è fissato dall’Autorità (ARERA). Il prezzo, in questo caso, riflette le condizioni prevalenti nel mercato all’ingrosso; coloro che si trovano sul mercato libero e, invece di avere una formula contrattuale che prevede il blocco della materia prima a un determinato corrispettivo, hanno un prezzo variabile determinato dal PUN per l’elettricità e dal PFOR per il metano. Di conseguenza se, questi due valori aumentano, per i motivi sopra espressi, anche le fatture saranno oggetto di rincari.
Diventa indispensabile prendere consapevolezza del nostro contratto, iniziare a conoscere i fattori che incidono sui rincari, combattere la paura e ogni genere di allarmismo con l’informazione corretta, la stessa che ci farà trovare una soluzione per non subire movimenti, scelte, azioni, che non dipendono dagli utenti.
“Pillole di energia” è il blog di Corin Virgilio, consulente ed esperta del mondo energetico