Tra i tanti cittadini che in questo periodo di pandemia si sono recati presso un punto vaccinale, a Trapani e nel resto della provincia, per ottenere la somministrazione del vaccino anti covid ci sono anche quelli che si trovano in condizioni particolari di salute o sono portatori di una disabilità.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente la mail giunta alla nostra redazione con la quale si segnala una problematica sperimentata personalmente dal mittente ma che va oltre il disagio soggettivo, augurandoci che l’Asp di Trapani – a cui “giriamo” il messaggio – voglia prendere in considerazione la vicenda e, se possibile, trovare il modo di risolvere la criticità segnalata.
“Nell’interesse dei tanti audiolesi che esistono anche a Trapani, mi preme segnalare – scrive il nostro lettore – una carenza organizzativa nei presidi sanitari per la vaccinazione.
Sono un 71 enne affetto da varie patologie, tra cui una ipoacusia gravissima bilaterale, con inefficienza totale sul padiglione destro (ove è stato applicato impianto cocleare) ed un residuo uditivo, in quello sinistro, con la scarsa efficienza che si aggira al 10 per cento.
Malgrado siano trascorsi due anni dall’inizio della pandemia, sembra che non siano stati sufficienti per organizzare un servizio decente in favore dei non udenti, consentendo autonomia ed inclusione.
Chi si è vaccinato sa che c’è un modulario da riempire, che il sanitario preposto all’esame della documentazione formula una serie di domande e gli organizzatori del servizio dovrebbero conoscere le difficoltà che genera, in casi come il mio, l’uso della mascherina normale.
Basterebbe poco – sottolinea il cittadino – per rendere la vita facile ad un intera categoria di non udenti, vista l’esistenza di mascherine con visiera trasparente che notiamo nelle corsie ospedaliere o, alla bisogna, l’uso di un pannello in plexigass parafiato che tuteli il sanitario da eventuale contaminazione. La stragrande maggioranza dei non udenti si aiuta per comprendere, con la “lettura” del labiale e la tradizionale mascherina lo impedisce: quindi è come pretendere che un disabile deambuli senza sedia a rotelle o altro ausilio.
Ho fatto le prime due dosi nella sede di San Michele a Trapani e l’ultima in via Salemi lo scorso 1 febbraio notando il perdurare della carenza e dovendo financo sopportare che una dottoressa si indisponesse fino al punto di stendere la mano ed oscillarla dal basso in alto, come a significare: VADA VIA. Un gesto poco intelligente, la mano – commenta ironicamente il nostro lettore – poteva azionaria in modo diverso come per dire CIAO o, meglio ancora, avvicinandola alla mascherina per un simbolico ed affettuoso bacio.
Vorrei precisare in ultimo che questa lagnanza non è una supplichevole richiesta ma la segnalazione di un diritto che va garantito. Ciò che mi è accaduto – conclude – è anche il disconoscimento di leggi che riguardano l’abbattimento delle barriere, non solo architettoniche, e l’inclusione dei disabili”.