“La possibilità di creare un collegamento più stabile tra l’aeroporto Vincenzo Florio e la ferrovia è assolutamente importante. Bisogna, però, capire quanto è compatibile dal punto di vista economico e che impatto ambientale possa avere nei confronti dell’aeroporto stesso”. Le parole di Salvatore Ombra, numero uno di Airgest, l’azienda che si occupa della gestione dell’aeroporto di Birgi, sono di apertura verso il progetto proposto per il nuovo collegamento.
I dubbi, tuttavia, non sono pochi: “Che qualificazione della rete ferroviaria intende fare le Ferrovie? Se l’anello che in questo momento unisce Trapani a Palermo via Milo e che prosegue a Marsala e Castelvetrano verrà raddoppiato e totalmente elettrificato – e non solo in parte come previsto per ora (ndr.) – allora il progetto è condivisibile. Tutto dipende se si intensificano i collegamenti: se la frequenza rimane quella odierna la riflessione è obbligatoria”.
Il presidente di Airgest spiega come i costi di realizzazione di opere come queste siano mastodontiche. “Ho prospettato, durante l’incontro, anche altre soluzioni. Quella più economica è una passerella, o comunque un percorso a piedi, che unisca un punto della linea ferrata con l’aeroporto anziché un vero e proprio nodo ferroviario che possa impattare in modo importante l’ambiente e il territorio stesso”.
Ombra boccia le proposte che vedono la realizzazione di un people mover come quelli di Pisa o di Bologna. “Non è fattibile perché non sarebbe gestibile – aggiunge -, per avvicinare la linea ferrata all’aeroporto ci vogliono 200 milioni di euro. Fare una simil stazione dentro l’aeroporto costerebbe 120 milioni di euro. Se questi sono i numeri – dice quasi provocatoriamente Salvatore Ombra – la cosa più semplice sarebbe abbattere totalmente l’aerostazione e spostarla in blocco più avanti e più vicina alla rete ferroviaria. Costerebbe “solo” tra i 20 e i 30 milioni di euro con il risultato di avere una stazione completamente nuova”. Insomma, le discussioni sono ancora all’inizio.