Tutto gira e la legge è chiara: chi si vuole candidare alle Elezioni Regionali del prossimo autunno in Sicilia deve dimettersi da sindaco o da assessore. Qualche eccezione c’è. Per esempio l’obbligo è valido solo per le città che hanno più di 15 mila abitanti. E Trapani ci rientra pienamente. I consiglieri che proveranno la strada per Palazzo dei Normanni invece non avranno l’obbligo di lasciare il loro ruolo sei mesi prima.
Nel capoluogo, sembra esclusa una dimissione anticipata per Giacomo Tranchida. Il primo cittadino potrebbe lanciarsi sul secondo mandato ma prima delle elezioni regionali potrebbe arrivare il rimpasto di Giunta. Solitamente, un anno prima delle elezioni Amministrative (e a Trapani sono previste per la primavera del 2023), Tranchida spinge sul pedale dell’acceleratore chiamando a sé una squadra più tecnica e meno politica, una squadra che poi è propedeutica alle nuove elezioni. È già avvenuto in passato e la coincidenza delle date fa riflettere: se Tranchida – come sembra – non sarà della partita, qualche suo assessore potrebbe invece fare questo balzo e allora il rimpasto sarebbe quasi automatico.
Papabile nelle liste del PD c’è Dario Safina. L’attuale assessore ai Lavori Pubblici è sicuramente uno dei nomi caldi. Ma lo stesso PD è in preallarme: la decisione o no di Gucciardi di scendere nuovamente in campo potrebbe influire anche sull’assessore Giuseppe Pellegrino, dirigente storico del Partito Democratico, sebbene candidare due persone della stessa città (Safina e Pellegrino) avrebbe poco senso. Infine, si fanno insistenti le voci di una possibile candidatura del vicesindaco e assessore Enzo Abbruscato tra le fila del movimento “100 passi” di Claudio Fava.
Tranchida, poi, potrebbe decidere di sostituire Andreana Patti. I rapporti sono al minimo storico e la “questione Flag” ha incrinato la situazione. Abbastanza salda la posizione di Rosalia d’Alì che è stata confermata anche presidente del Distretto Turistico Sicilia Occidentale. Rimangono Fabio Bongiovanni, Andrea Vassallo, Ninni Romano e Giuseppe La Porta. Tutti che potrebbero essere sacrificabili per una accelerata in città. Non si dimetterà, invece, Giuseppe Guaiana: il presidente del Consiglio comunale – che ha già dichiarato pubblicamente che sarà in corsa per l’ARS – non ha l’obbligo di lasciare il suo ruolo. È ritenuto uno degli uomini forti del centrodestra.
Guardando il resto della provincia, Nicolò Catania, sindaco di Partanna sembra un papabile candidato tra le fila del centrodestra. Se prendesse questa decisione, non sarebbe obbligato a lasciare il suo incarico. Per i comuni sotto i quindicimila abitanti, infatti, la legge è diversa e quindi Catania potrebbe optare per la doppia scelta solo dopo le elezioni. A Marsala difficilmente qualcuno dell’Amministrazione di Massimo Grillo potrebbe optare per le dimissioni per provare la via delle Regionali. Stefano Pellegrino ed Eleonora Lo Curto proveranno la riconferma.
Discorso a parte merita la situazione di Baldo Gucciardi. L’ex assessore regionale alla sanità non ha ancora sciolto le riserve e se decidesse di non scendere in campo, prenderebbe sempre più piede l’ipotesi di una candidatura di Domenico Venuti, primo cittadino di Salemi. Anche in questo caso non avrebbe l’obbligo di dimissioni.
Prima delle Regionali, poi, ci saranno le Amministrative di Erice. Se la compagine della sindaca Daniela Toscano non dovesse riuscire nella rielezione, Gianni Mauro allora quasi sicuramente entrerebbe nella Giunta di Trapani.