“Tracciamento dei casi Covid pressoché inesistente e caos organizzativo soprattutto nella scuola, dove alle misure insufficienti disposte dal governo nazionale si aggiungono anche l’incertezza e lo scaricabarile sui sindaci che, in zona gialla, non hanno alcun potere decisionale per un eventuale stop alla didattica in presenza”. Lo afferma il sindaco di Salemi, Domenico Venuti, in merito al dibattito sull’apertura degli istituti che al momento, per quanto riguarda la cittadina trapanese, è confermata al 10 gennaio. L’Asp ha infatti emanato un provvedimento con il quale, secondo parametri scientifici, propone alla Regione l’istituzione della zona arancione per tutti i Comuni della provincia di Trapani ad eccezione di Salemi e Vita, dove in questo momento non si registrano alti parametri di contagio.
Secondo Venuti “in questi ultimi giorni in Sicilia si è respirata un’aria di caos, la stessa che si respira ancora a 48 ore dal rientro in classe, per colpa di una macchina decisionale impreparata e disorganizzata, tanto sulla scuola quanto su tamponi e tracciamenti”. Venuti critica l’ordinanza emanata ieri dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che stabilisce la ‘zona arancione’ per 42 Comuni dell’Isola: il provvedimento consente soltanto ai Comuni in zona arancione di ritardare la riapertura delle scuole. “Si è creato ulteriore caos – è l’opinione del sindaco di Salemi – e invece la storia recente ci aveva insegnato che si può venire fuori da situazioni difficili con provvedimenti omogenei”.
“A due anni dallo scoppio della pandemia è inaccettabile assistere al caos e allo stato di incertezza di questi giorni – prosegue il sindaco di Salemi -. A questo si aggiunge l’assoluta mancanza di regole e prevenzione sul trasporto pubblico locale, la carenza di personale Asp per il tracciamento e la penuria di tamponi. Tutto ciò finisce per vanificare il generoso sforzo degli operatori sul campo. Questa impreparazione dei livelli decisionali, a due anni dall’arrivo del Covid, è inaccettabile”.
Venuti, infine, conferma la sua contrarietà al ricorso massiccio alla didattica a distanza: “Chiudere non può essere la soluzione, ne pagherebbero il conto studenti e famiglie. La scuola non è mai stata un problema sotto l’aspetto legato al Covid – conclude – e non avrebbe alcun senso chiudere per prima cosa gli istituti e ricorrere alla Dad in un Paese che, invece, rimane aperto per tutte le altre attività”.