Legambiente ha stilato la classica annuale dell’immobilismo 2021 nelle città italiane. Nell’anno della pandemia, politiche e performance ambientali nei capoluoghi non decollano: stessa media generale, medesime emergenze di quelle emerse nel report dello scorso anno.
Trapani che negli anni passati faceva da fanalino di coda, ha fatto un grande passo avanti, passando dal 97° posto in classifica del 2019, al 76° posto 2020 e nel 2021 al 75° posto in classifica. Più auto in circolazione e un crollo quasi uniforme nell’utilizzo del trasporto pubblico; livelli di smog e di perdite lungo la rete idrica rimangono preoccupanti. Non sono particolarmente edificanti i risultati generali della Regione Siciliana, dove però emergono 3 capoluoghi: Agrigento, Enna e proprio Trapani. In particolar modo, la città si distingue per l’ottima percentuale di raccolta differenziata che appare ancora oggi in crescita, nonché per la qualità dell’aria, tra le migliori in Italia.
“I dati che emergono dal rapporto Ecosistema Urbano 2021, riferiti all’anno precedente, denotano come vi sia ancora molto da fare specialmente in merito alla mobilità sostenibile ed all’energia – dichiara il sindaco Tranchida – anche se Trapani fa registrare una buona performance a livello regionale. Con il grande piano di investimenti che vede già 130 milioni di Euro di finanziamenti certi per la città, contiamo di migliorare ulteriormente la qualità della vita dei trapanesi ed al pari di scalare la classifica nazionale grazie al previsto miglioramento dei sistemi di mobilità e con un’ulteriore crescita della percentuale di rifiuti differenziati”.
“Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali. Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – Ora, però, nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.
“Ancora una volta le nostre analisi confermano che, anche in un’annata particolarmente difficile come quella evidenziata dai numeri, l’Italia del buon ecosistema urbano è quel Paese che riesce a pianificare e a spendere bene le proprie risorse. Evolvendosi pur in mancanza di risposte o di indirizzi nazionali chiari, come dimostrano le buone pratiche inserite nel rapporto, esempi positivi che raccontano sprazzi di dinamicità e di progettualità notevoli – dichiara Mirko Laurenti, responsabile del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente – Per uscire davvero dall’emergenza urbana serve però una strategia nazionale che sostenga e finanzi le buone scelte per rendere le nostre città più vivibili e adattabili alle necessità dell’ambiente e dei cittadini. In tal senso, un utilizzo oculato del PNRR a partire dalle città, puntando sul buon lavoro dei Sindaci, può essere”.