Ottenere legalmente un’interruzione di gravidanza è sempre più difficile in Sicilia e anche nella provincia di Trapani la problematica, dovuta alla alta percentuale di sanitari obiettori, è molto sentita.
Proprio per catalizzare maggiore attenzione sul tema – che riguarda la salute e l’autodeterminazione delle donne – si registra l’iniziativa promossa dalla “Rete consultiva delle donne della provincia di Trapani” che ha lanciato, sulla nota piattaforma change.org una petizione intitolata “Stop all’eccesso di medici obiettori negli ospedali siciliani“.
“Premesso che la legge 194/ 78 il 22 maggio ha compiuto quarantatre anni e che ne sono passati quaranta da quando le elettrici e gli elettori italiani ne hanno confermato la validità e l’hanno riconquistata votando NO al referendum abrogativo voluto dalla parte più oscurantista del paese – si legge nella petizione – tracciando un bilancio, non c’è dubbio che questa legge, ancora attualissima nei contenuti, sia stata uno strumento fondamentale per garantire la salute e la vita di tante donne, insieme al loro diritto a decidere, senza imposizioni, del proprio corpo, della propria sessualità, e per scegliere liberamente se essere madri e quando”.
Da anni la CGIL Sicilia e le diverse Associazioni femminili denunciano che la 194 trova serie difficoltà di applicazione, sia per le dimensioni assunte dal fenomeno dell’obiezione di coscienza – che riguarda medici, anestesisti, ostetriche e anche operatori socio-sanitari degli ospedali siciliani – sia delle resistenze alla diffusione dell’interruzione farmacologica di gravidanza.
“L’obiezione di coscienza – si sottolinea nella petizione – investe anche la contraccezione, basti pensare all’obiezione dei farmacisti alla vendita della pillola del giorno dopo“. “Per noi – scrivono le promotrici della petizione – è impensabile mettere in contrapposizione due diritti individuali, quello della donna a scegliere liberamente della sua gravidanza, e quello dei medici ad obiettare, perché la scelta di interrompere una gravidanza è un atto di libertà di scontata responsabilità personale, che riguarda una donna e lei sola. Un atto a cui nulla si può obiettare”.
L’obiezione – si sottolinea – ha effetti diretti soprattutto sulle fasce di popolazione con minori risorse (minorenni, donne straniere, donne in condizioni economiche precarie), penalizzate quando si tratta di reperire le informazioni per accedere ai servizi o di spostarsi nel territorio per ottenere una prestazione. Quanto all’educazione sessuale nelle scuole, per sviluppare in ragazze e ragazzi un atteggiamento responsabile e consapevole rispetto alla sessualità, i consultori pubblici da anni hanno drasticamente ridotto le attività”.
In Sicilia il rapporto abitanti/consultori è ben lontano sia da quanto previsto dalla legge sia dalla media nazionale e su 4.840.876 (dati 2020) abitanti, cinque ginecologi su sei sono obiettori di coscienza. Tra i dati riferiti al 2019, il tasso dei medici obiettori era dell’82,7% a cui va aggiunto quello degli anestesisti che è pari al 79,2%. L’IVG farmacologica con Ru486 è possibile sono in otto strutture in tutta la Sicilia.
Nella provincia di Trapani, attualmente, c’è soltanto un medico non obiettore e a Marsala, dove al momento la legge 194/78 non può essere applicata per questo motivo, il consigliere comunale Pietro Cavasino ha annunciato la presentazione di un atto di indirizzo che impegni l’Amministrazione comunale a chiedere all’Asp di Trapani medici non obiettori per l’ospedale cittadino.
“Le interruzioni di gravidanza in Sicilia – riporta il testo della petizione – sono state 5.281”, un dato che risulta in diminuzione rispetto agli anni precedenti, come si evince dall’ultimo report del Ministero della Salute, ma che può derivare dalla difficoltà di ricorrere all’interruzione di gravidanza e che, può nascondere un’altra verità: il ricorso da parte di alcune donne a strutture clandestine con seri rischi per la loro salute.
Oltre alla provincia di Trapani, una delle province più penalizzate è quella di Messina dove, dai dati raccolti, non ci sarebbe un ospedale dove poter
interrompere la gravidanza.
“Occorre ripensare la questione dell’obiezione di coscienza – dicono dalla Rete consultiva delle donne della provincia di Trapani – non intervenendo sulla norma ma nelle pratiche concrete, anche contrattuali e di gestione aziendale degli enti ospedalieri, prima di tutto garantendo in ogni struttura pubblica e privata accreditata la dotazione organica necessaria per l’applicazione della legge e l’esercizio individuale del diritto da parte delle donne. Si tratta, cioè, di costruire l’organizzazione necessaria a garantire il diritto, altrimenti il diritto resta sulla carta“.
Per questi motivi si chiedono azioni che mirino a garantire la piena applicazione della 194/78, a partire dal potenziamento dei consultori e delle campagne di informazione soprattutto nelle scuole, fra i mediatori culturali e nelle comunità straniere; maggiori risorse per garantire centri di ascolto e sostegno psicologico nelle scuole con personale specializzato e per l’intero anno scolastico; una verifica di tutti gli organici degli ospedali siciliani in relazione al numero di medici e anestesisti obiettori di coscienza; concorsi pubblici per medici non obiettori, come già fatto in altre regioni italiane e dove è stato accertato che tale pratica non è in contrasto con alcuna norma costituzionale.
“Su queste questioni – conclude la Rete consultiva delle donne – che possono avere una attuazione pratica nella piena applicazione della legge 194/78, intendiamo aprire una vertenza con Regione Siciliana per ottenere un confronto serio e garantire il diritto alla salute sessuale e la libertà delle scelte delle donne”.