Il gip di Palermo, su richiesta della Dda, ha archiviato il procedimento nei confronti del sindaco di Paceco, Giuseppe Scarcella, che era indagato per l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’informazione di garanzia gli era stata notificata il 7 luglio 2020.
L’Ufficio giudiziario della Procura, in risposta ad un’istanza presentata nei giorni scorsi dell’avvocato Giovanni Palermo, difensore di Scarcella, ha comunicato che il procedimento penale è stato definito con decreto di archiviazione del gip di Palermo il 5 marzo di quest’anno, su conforme richiesta del pubblico ministero dello scorso 26 febbraio.
Dopo l’avviso di garanzia e nell’attesa di chiarire la propria posizione, Scarcella aveva rassegnato le dimissioni da presidente dell’assemblea del Consorzio trapanese per la Legalità e lo Sviluppo ma non da sindaco di Paceco.
A seguito dell’archiviazione Scarcella non aggiunge altro – si legge nella nota diffusa alla stampa – quanto aveva affermato il 16 luglio dell’anno scorso durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale di Paceco convocata per chiarire la propria posizione: “Non ho mai favorito la mafia, non ho mai contratto patti, ho mantenuto le distanze e l’ho pure combattuta. È giusto che la comunità sappia che io non ero al Municipio ad intrattenere rapporti e incontri con Tizio o Caio”.
In quella occasione il primo cittadino aveva spiegato che “la presenza nei locali municipali di un soggetto condannato per mafia era legata a “due eventi in cui questo signore era presente perché chiamato da altri a partecipare ed era lì per i suoi fini; due presenze che non erano state con me o da me concordate”.
Il 7 luglio 2020 l’abitazione, lo studio di avvocato e l’ufficio a palazzo municipale di Scarcella erano stati sottoposti a perquisizione da parte degli investigatori dei Carabinieri ma nulla era stato posto sotto sequestro tra agende, fascicoli, rubriche e carteggi presenti. Quello stesso giorno, nel pomeriggio, il sindaco di Paceco era stato convocato negli uffici del Comando provinciale di via Orlandini a Trapani e, come aveva spiegato in occasione della seduta straordinaria del Consiglio comunale di Paceco, “non essendo destinatario dell’ordinanza integrale e non avendo contezza di quelle che fossero le specifiche contestazioni, ho ritenuto in quella sede di avvalermi della facoltà di non rispondere, a meno che non mi venissero consegnati gli atti da consultare e sui quali poter verificare l’assunto della Procura della Repubblica”. L’indomani, avuta contezza dell’ordinanza tramite il suo legale di fiducia, Scarcella aveva chiesto agli inquirenti di essere sottoposto ad interrogatorio”.
Nel corso di quella seduta straordinaria, il sindaco aveva chiesto ai consiglieri comunali “rigore morale nella valutazione dei fatti” purché “accompagnato da onestà intellettuale che a voi non manca”. “E se il rigore necessario si accompagna alla correttezza delle valutazioni – aveva sottolineato – io so quale sarà l’evoluzione del procedimento che renderà giustizia”.