L’appello parte dall’ex comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Trapani, Giuseppe Romano, oggi dirigente nazionale del CNPP, ed è sottoscritto da Domenico Del Grosso, Segretario regionale dello stesso sindacato per la Sicilia.
“Da anni – afferma Romano – per le funzioni ricoperte all’interno dell’Amministrazione, ho assistito inerme al depauperamento della sicurezza negli Istituti penitenziari siciliani, basti pensare alle rivolte del marzo 2020 che sono state fronteggiate e risolte solo grazie al qualificato ed eroico intervento dei poliziotti penitenziari, le cui gesta, a distanza di un anno sono state ignorate dai vertici dell’Amministrazione penitenziaria”.
“Nonostante sia trascorso un anno infernale per la Polizia Penitenziaria, sotto tutti i punti di vista, siamo fortemente preoccupati – proseguono Romano e Del Grosso – che i nostri colleghi non possano nemmeno rigenerarsi, godendo il meritato periodo di ferie estive, in quanto le carenze negli organici sono tali da non permettere una seria programmazione dei turni se non a discapito, come al solito, della sicurezza delle carceri (della quale sembra non importare più a nessuno, salvo casi eclatanti dove poi si va alla ricerca dei colpevoli), e dei colleghi in servizio che dovrebbero sobbarcarsi più turni e più posti di servizio al fine di permettere agli altri di riposarsi 10/12 giorni durante l’estate”.
I due sindacalisti sottolineano come ci siano realtà carcerarie dove “gli accorpamenti dei posti di servizio sono la norma e ci sembra che questo dato non scandalizzi nessuno; nell’apprendere, ad esempio, che a Palermo Ucciardone, nonostante la declassazione (come numero di detenuti), durante lo scorso anno ci sono stati ben 11.020 accorpamenti di posti, si provano dei brividi freddi lungo la schiena: la norma, la quotidianità, specie nei turni pomeridiani e notturni è di un poliziotto penitenziario per quattro piani detentivi (100 detenuti circa), altrove anche 200 detenuti (vedi carcere di Trapani)”.
“Inorridisce poi apprendere – si legge nella nota diffusa dal CNPP – di migliaia di turni di servizio passati a contatto con detenuti psichiatrici (31.107 turni a Palermo Pagliarelli, 25.913 all’Ucciardone, 16.953 a Trapani): significa che i detenuti con problemi psichiatrici sono una percentuale altissima (2.104 su 6.590 detenuti in Sicilia – anno 2020 – pari a quasi il 30%) senza che vi siano proposte concrete per far fronte a quella che è una vera emergenza carceraria”.
Anche l’orario di lavoro di sei ore, sancito dal contratto di lavoro, secondo il sindacato “è solo un’utopia, in quanto grazie alla carenza abissale di personale, i turni di servizio ormai vengono programmati in molti Istituti già ad otto ore e, nonostante questo, in carceri come Palermo Ucciardone e Favignana il personale ha espletato, nel corso del 2020, rispettivamente 1.590 e 935 ore in più per esigenze di servizio e per carenza di personale, rispetto ai turni programmati”.
“Sono dati – commentano Romano e Del Grosso – di cui l’Amministrazione penitenziaria non può andare fiera. Ci sembra di essere tornati indietro di 120 anni, quando i nostri antenati Agenti di Custodia lavoravano ‘normalmente’ 14 ore al giorno”.
“Vogliamo meno proclami e più fatti.
Laddove i piani ferie estivi venissero compromessi da questa irrecuperabile carenza di organico e l’Amministrazione non desse segnali di vicinanza al personale, ovvero se il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria non invierà personale giovane nel mese di luglio approfittando della fine del Corso per i neo agenti di Polizia Penitenziaria, siamo pronti – dicono dal CNPP – a scendere in piazza, perché ormai stiliamo bollettini di guerra giornalieri: ad Augusta, Enna, Trapani, Siracusa, Caltagirone, Agrigento, Sciacca, Favignana, Catania Bicocca e Piazza Lanza e Palermo, aggressioni ai danni del personale per futili motivi, soppressione dei diritti contrattuali per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria siciliana”.
“Insieme al Direttivo Regionale Siciliano – sottolinea il Segretario Del Grosso – abbiamo deciso di iniziare una serie di visite sui luoghi di lavoro in tutti gli Istituti della regione, il cui esito sarà portato a conoscenza degli organi di stampa e dei superiori Uffici Dipartimentali, in modo che nessuno possa dire che disconoscevano tali situazioni. Per noi il carcere deve essere una campana di vetro, solo così l’opinione pubblica potrà comprendere ed apprezzare la professionalità e la dedizione degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria”.