Trapani: una città marinara, una città tra due mari, una storia fatta di guerre puniche e crociate. Trapani, una città che così ricca di cultura marittima non ha un Museo del Mare. La domanda del presidente dell’Associazione Salviamo la Colombaia, Luigi Bruno è allora: perché non esiste un Museo del Mare?
Possessore di moltissime conchiglie del Mediterraneo, dei mari tropicali e conchiglie fossili, Luigi Bruno dirigeva il Museo delle Conchiglie a Erice, ormai chiuso da tempo. L’esigenza del cultore è proprio quella di aprire un Museo del Mare che possa raccogliere le sue conchiglie, ma anche reperti storici del mare e dei suoi prodotti, della navigazione e di naviganti, di documentazioni storiche e letterarie; tutto ciò che possa trasmettere a giovani e turisti la “Cultura del Mare”. “Un legame tra passato e presente”, lo ha definito così Luigi Bruno, ai microfoni di TrapaniSì.it.
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Lettera aperta del presidente dell’Associazione Salviamo la Colombaia, Luigi Bruno:
Perché a Trapani un Museo del Mare
Come Museo antropologico del mare
La istituzione di un Museo del Mare nella nostra città potrebbe sembrare anacronistico se si considerano le problematiche della nostra Municipalità attanagliata da molteplici problemi alcuni dei quali, pare, siano insormontabili. Ma tale istituzione servirebbe a confermare la cultura di un popolo del “mare”. Trapani una città che vive nel mare e del mare ha profonde tradizioni marinare ed affonda le proprie radici in un passato remoto motivo per il quale si rileva ormai, in maniera alquanto intransigente, la necessità di una raccolta di reperti storici del mare e dei suoi prodotti, della navigazione e di naviganti, di documentazioni storiche e letterarie (poesie e racconti dialettali) tenendo presente la storica pesca del tonno, di tipologie di imbarcazioni con particolare riferimento a quelle a vela, dell’iconografia marinara per un significato profondo e per gli aspetti fondati di un progetto di ricerca per dare al concetto di museo una chiave di lettura che coniughi il luogo museale al più largo sistema della memoria cittadina e, bisogna ricordare, che precursori di alcune storie, come traccia, potrebbero essere rappresentati dal racconto delle gare tra le imbarcazioni nel nostro tratto di mare realizzate da Enea a Trapani (Eneide Libro V) e dai racconti di molti viaggiatori stranieri, in tempi più moderni, i quali hanno fatto risaltare, in tutto il mondo, l’importanza del nostro mare e della sua storia. Il tutto come “strumento dinamico” per la conoscenza della storia del nostro mare. Riportando quanto fatto è stato fatto rilevare dal Museo del Mare di San Benedetto del Tronto, “sarebbe opportuno affrontare in maniera antropologica l’uomo e la cultura del mare” in quanto il patrimonio antropologico delle nostre tradizioni ha un valore del quale non possiamo più farne a meno. La nostra città che ambisce al riconoscimento di città italiana della cultura può “offrire” soltanto monumenti, chiese, spiagge, sole ed altro di utilitaristico (materialistico), bellezze incommensurabili e incontestabili, ma la cultura del mare non è stata mai tenuta nella opportuna considerazione. Pensate ad un Museo del Mare come punto di riferimento, come polo di attrazione per studiosi e turisti e come parte integrante della storia e dell’identità trapanese. Nel contempo è necessario fare ricordare che fino a 20 anni fa il Liceo Classico di Trapani possedeva una grande raccolta di animali imbalsamati (quindi un Museo) compresi foche, pesci e volatili marini e che a causa di una cattiva manutenzione sono stati dispersi o distrutti determinando così la perdita di un patrimonio di inestimabile valore storico e culturale. Probabilmente a quel tempo non esisteva l’idea di un Museo vero ed in particolare proprio di un Museo che si interessasse alla memoria marinaresca di intangibile valore. A questo punto è difficile comprendere il perché nessuno si è mai assunto l’onere di far comprendere l’esigenza attuale di tale Museo. Abbiamo rilevato alcuni dei Musei del Mare esistenti in Italia: Trieste, Genova, Napoli, Pescara, San Benedetto del Tronto e Reggio Calabria ed in Sicilia: Messina, Gela, Palermo, Milazzo; ciò sta a dimostrare lo spiccato interesse di altre città ed altre popolazioni. Probabilmente questo escursus su una improbabile “richiesta” non sortirà alcun effetto perché come si sa non è un problema che “interessa” o che non “rende”. Intanto io ci ho provato e ho cercato di farlo rilevare.
Pertanto:
«Voce dal sen fuggita
Poi richiamar non vale
Non si trattien lo strale
Quando dall’arco uscì». (Pietro Metastasio, Ipermestra, atto II, scena I).
E come disse Orazio “Nescit vox missa reverti” – ciò che è detto non può tornare indietro. Chissà, se avremo la possibilità di annoverarlo fra le nostre “meraviglie”.
Luigi Bruno