Classe ’95, esuberante e sempre allegro, Fabio Orso dopo il diploma al liceo scientifico lascia Trapani alla volta di Milano per studiare alla Bocconi e conseguire la laurea. Lì comincia ad avvertire sempre più un bisogno, quello di esprimersi, di dar voce alle sue vere passioni.
Dopo un viaggio in Australia, rivelatore delle sue vere predisposizioni, torna a Milano e si iscrive al primo corso di recitazione alla Civica Scuola di Recitazione Paolo Grassi. Nel 2018 segue un corso di recitazione dell’attore trapanese Marcello Mazzarella, grazie al quale riesce a ottenere il provino per il film “Sulla stessa onda” di Netflix, in uscita oggi, 25 marzo 2021.
Fabio Orso si è confessato ai nostri microfoni. Clicca PLAY per ascoltare l’intervista esclusiva:
“Ho fatto il provino con il cuore più leggero possibile – racconta Fabio – e poi mi hanno preso, mentre ero a Parigi – dove nel frattempo si era trasferito per lavorare e studiare – mi chiamarono dicendomi che la sera stessa sarei dovuto tornare a Palermo”.
“La prima scena del film è stata girata a Castelluzzo, e per me è stato pazzesco – commenta Fabio – ho girato il mondo e poi mi sono ritrovato a girare le scene, del mio primo set, proprio dove è nata mia madre”.
Nel film, Fabio, veste i panni di Francesco Lombardo, figlio del presidente della scuola di vela, dove si ritrova a far da assistente a Mario, insegnante di vela, non per sua volontà ma per assecondare le decisioni del padre. Francesco è, inoltre, il migliore amico di Lorenzo, protagonista della storia d’amore con Elvira. Tra i due amici il rapporto è sincero, e nonostante Francesco sia il più “ribelle”, le sue scelte sbagliate non vogliono mai, almeno consapevolmente, ferire l’amico Lorenzo.
Finite le riprese di “Sulla stessa onda”, nel 2020 Fabio si trasferisce a Roma per continuare a studiare e, nell’estate del 2020, viene scelto per recitare nel docu-drama di Rai1 “Io una giudice popolare al maxiprocesso” andato in onda il 3 dicembre 2020.
In questa occasione Fabio veste i panni di Antonio Rizzo, figlio di una famiglia mafiosa, che si ritrova ad essere alunno dell’insegnante Caterina, che verrà chiamata a far parte della giuria popolare per il Maxiprocesso svolto a Palermo tra il 1986 e il 1987. Antonio, che inizialmente si mostra schivo e scontroso, senza alcuna voglia di studiare, si dimostrerà il simbolo che il Maxiprocesso rappresenta. Letto il libro della sua insegnate Caterina, decide di riprendere gli studi e cambiare vita, allontanandosi dalle orme del padre.
“Quando si è giovani è giusto fare le cose con la testa sulle spalle, come laurearsi, però è anche giusto provare a seguire le proprie passioni, in modo serio, studiando e impegnandosi. Io – racconta Fabio – sentivo un bisogno, e i bisogni restano, la mia vita magari cambierà, farò altro, però potrò dire di aver iniziato a realizzare i miei sogni. Se mi avessi chiesto da piccolo, cosa volevo fare da grande, ti avrei risposto – L’attore -, le cose succedono se ci si mette d’impegno”.
“Noi trapanesi abbiamo bisogno di più fermento culturale, abbiamo una terra ma soprattutto un popolo con moltissime potenzialità – commenta Fabio -, sono convinto che molti trapanesi potrebbero fare tanto nel campo artistico e culturale, bisogna crederci – conclude Fabio – e abbandonare, ogni tanto, il pessimismo”.