Sconfitta di misura (0-1) all’esordio casalingo in campionato per il Trapani.
La portata di questa prima sconfitta, a mio avviso, va però ben oltre il minimo scarto, con cui si è concretizzata.
In realtà essa ci dice che il primo esame con una delle favorite per il primo posto (e dunque per la promozione in serie C) non è stato superato dai ragazzi granata e semmai ci conferma che, al momento, le sensazioni del precampionato, in merito ai rapporti di forza nel girone, erano corrette:
siamo una bella squadra ma non allo stesso livello delle favorite per la vittoria finale, come appunto la Cavese.
In questo campionato di serie D molte formazioni sembrano essere alla portata dei granata di Moschella ed in questo senso alla vittoria di Sant’Agata, con molta probabilità, altre ne seguiranno, sia in trasferta che in casa.
Ma, per quanto visto oggi, è altrettanto probabile che i granata incontreranno invece non poche difficoltà, quando si tratterà di affrontare le più forti del girone, quali Lamezia, Gelbison, Acireale e la stessa Cavese (in attesa che anche il Giarre si svegli dall’attuale torpore).
Dunque, risulta abbastanza chiaro che, al momento, non possiamo competere per il primo posto e che ci collochiamo immediatamente alle spalle delle favorite.
Questo, in sostanza, ciò che ha detto la gara di oggi.
Al cospetto di una squadra, la Cavese, che appare ben costruita e calibrata per questo tipo di campionato, il Trapani ha messo in luce i propri limiti attuali, che in questa occasione hanno pesato di più delle sue indubbie qualità:
1)siamo una squadra un po’ troppo leggerina a livello atletico, sia in mezzo al campo che in attacco.
Malgrado la buona tecnica individuale, ci fanno difetto muscoli e chili e ciò è evidente in calciatori come Buffa, Ambro, Vitale e lo stesso Musso, schierato nel ruolo di centravanti.
Sempre in difficoltà nel controllo di palla, incapaci(Buffa, Ambro e Vitale) di resistere con efficacia alla pressione in marcatura degli avversari, conservando il possesso del pallone in modo da fare salire la squadra ed alimentare il gioco; inoltre, i nostri sono usciti quasi sempre perdenti dai contrasti e dai tackle, con la palla che sistematicamente veniva conquistata dagli avversari.
2) incapaci per 2/3 di gara di saltare l’uomo sulle fasce per andare a crossare dal fondo, malgrado si creassero in alcuni casi le situazioni di 2 contro 1 e questo perché il ritmo della nostra manovra offensiva oggi era troppo basso.
Con un maggiore dinamismo atletico, basato sulla forza muscolare, probabilmente questo limite si sarebbe potuto superare ma, non avendo prospetti adatti, oggi abbiamo pagato pegno.
Nel primo tempo solo una volta siamo riusciti ad andare sul fondo e crossare e ne è venuta fuori una palla goal su traversone teso e basso di Tedesco con salvataggio sulla linea da parte del difensore campano Palma.
Quando,nella ripresa, con l’ingresso in campo di Bonfiglio ed il passaggio al 4-2-3-1, che consentiva proprio a Bonfiglio, a Tedesco ed allo stesso Vitale di trovare gli spazi dove buttarsi in progressione o in agilità per poi puntate l’avversario, ci siamo riusciti con maggiore frequenza, ecco che abbiano messo maggiore pressione agli avversari, buttando più palloni in area (clamorosa la ciccata di Tedesco su traversone di Bonfiglio, che ci poteva dare il pareggio), sia pure la maggior parte dei quali su palla inattiva, che però scaturivano da iniziative individuali dei nostri attaccanti che nel puntare l’uomo, avevano ricevuto fallo.
E nel primo tempo? Mai un cross dal fondo degli esterni di centrocampo, Munoz a destra e Pedicone a sinistra.
Questi due, sia pure meglio dotati sul piano atletico e muscolare, non hanno mai prodotto un affondo degno di tal nome, limitandosi a scaricare sul compagno più vicino (Munoz) o a crossare dalla 3/4 (Pedicone), consentendo così ai difensori avversari una comoda respinta fronte al pallone.
Per non parlare di Musso, che è sembrato Don Chisciotte contro i mulini a vento, in quanto mai in grado di gestire efficacemente il pallone spalle alla porta, tenendolo e giocando di sponda.
A parziale scusante dei granata, va detto che la Cavese ha trovato le giuste contrarie per imbrigliare il nostro iniziale 3-4-3.
Le loro mezzeali si allargavano a marcare i nostri esterni di centrocampo, mentre la loro seconda punta ed il loro trequartista scalavano in mezzo al campo per creare pressione sui nostri Buffa ed Ambro, con l’aiuto in raddoppio del loro play basso Maiorano.
I due terzini in tal modo si occupavano dei nostri attaccanti esterni (Tedesco e Vitale), quasi mai vedendosi arrivare liberi da marcatura anche Munoz e Pedicone e quelle rare volte che ciò è accaduto la nostra lentezza nel palleggio ha sempre consentito agli avversari di recuperare la posizione.
E così il loro 4-3-1-2, poi diventato 4-3-2-1, in fase difensiva si trasformava in un coriaceo ed impenetrabile 4-1-4-1, che non siamo mai riusciti a scardinare.
Questo a beneficio di tutti coloro che con buona dose di scarsa conoscenza del gioco del calcio ritengono, anche con una certa dose di presunzione, che in serie D la tattica non conti nulla ma che le partite si vincano solo correndo di più dell’avversario e con l’agonismo.
Questi due elementi, invece, da soli non bastano per vincere una partita, se non sono usati in un quadro tattico di rifermento, con cui si cerca di rendere difficoltoso all’avversario produrre un gioco efficace e di approfittare delle zone di campo in cui l’avversario stesso presenta dei punti di debolezza, schierandosi in campo in un certo modo, piuttosto che in un altro.
A riprova di tutto ciò infatti la Cavese, ben sapendo di soffrire il gioco aereo nella propria area di rigore, negli ultimi minuti di gara si è difesa con un 5-3-2, mutando per la terza volta il proprio assetto tattico.
Ciò col duplice obiettivo di continuare a mantenere chiuse le corsie laterali per limitare i cross e contemporaneamente aumentare il numero di difensori centrali in mezzo all’area.
Le è andata bene, anche perché noi non abbiamo prodotto granché : solo qualche punizione di Tedesco, che si è persa sul fondo.
Magari non sarà sempre così, ma ho l’impressione che quando ci sarà da fare la partita, contro avversari tosti, che qui al Provinciale ci aspettano e ci restringono gli spazi di gioco, andremo in difficoltà, non potendo contare su arieti d’area di rigore e propulsione muscolare in mezzo al campo.
Al contrario, in trasferta, dove spesso gli avversari lasciano alle loro spalle parecchi metri di campo, potremo meglio esprimere le nostre qualità di agilità e palleggio, arpionando magari qualche altra bella vittoria.
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